X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

«L’inutilizzabilità del Posto di ispezione frontaliera di Gioia Tauro è ormai una vergogna intollerabile che costringerà gli imprenditori interessati a organizzare un sit-in di protesta e ad assumere forme di denunce pubbliche anche clamorose. C’è un limite a tutto. Ma la politica e la burocrazia comunitaria, nel caso specifico, il limite l’hanno superato abbondantemente».
A sostenerlo è l’imprenditore Filippo Callipo: «La domanda che faccio da tempo, naturalmente inascoltato è se può l’adeguamento di un bagno mettersi di traverso a tal punto da arrecare fastidi, disagi e danni economici agli imprenditori onesti di una regione del profondo Sud che si relazionano con il Porto più importante del Mediterraneo. La risposta è sì; perchè è esattamente quanto sta accadendo, nell’indifferenza di tutti, dal primo dicembre del 2009».
«E’ paradossale – prosegue l’imprenditore – prendere atto che il Porto di Gioia Tauro, che avrebbe dovuto essere la finestra della Calabria spalancata sul mondo e la scommessa più interessante per il nostro sviluppo economico, genera invece fastidi e disagi agli operatori economici calabresi, che si vedono recapitare contenitori di merce ‘alla rinfusa priva di involucrò la quale, però, prima di giungere nelle mani dei legittimi destinatari, a causa della non operatività del Posto di Ispezione Frontaliera (Pif) del Porto di Gioia Tauro, finisce presso gli scali più vicini di Salerno o Palermo dove c’è il Pif abilitato. Questo giro vizioso implica enormi ritardi nella consegna, con aggravio di costi e perdita di competitività delle aziende».
«Ancora più grottesca – sostiene ancora Callipo – appare la vicenda, se si riflette sulle ragioni che provocano tanto disagio. Non sono, infatti, sofisticate problematiche economiche ad impedire l’espletamento efficiente di un servizio di consegna merce, ma principalmente l’adeguamento di un semplicissimo bagno con annessa area spogliatoi. Si è davanti ad un’assurdità che dura da un anno, che dimostra l’impotenza della politica ad occuparsi, con piglio decisionista, dei problemi della Calabria e dei calabresi, nonchè la sordità della burocrazia dai più bassi ai più alti livelli che, ancora una volta, rema contro gli imprenditori e lo sviluppo di questa terra. Per me, in questa Calabria sfortunata, chi agisce contro gli imprenditori onesti e frena lo sviluppo produttivo aiuta, deliberatamente o meno, il malaffare che per prosperare conta anche sulla sfiducia dei cittadini nell’efficienza delle istituzioni».
«Ciò che mi spinge a questa ulteriore protesta – sostiene ancora l’imprenditore – è l’aver appreso adesso che, per ovviare a questo inutile e costoso giro che si fa fare alle merci in questione che giungono in Calabria, la burocrazia ha bisogno dei ‘suoì tempi che però non coincidono per nulla con i tempi delle moderne dinamiche economiche. Sembrerebbe, infatti, che la data di riabilitazione del Pif di Gioia Tauro sia slittata a novembre 2010. Una vergogna che dovrebbe fare arrossire un Paese normale e l’Europa dei burocrati. Ma a quanto sembra, ormai arrossiscono solo i pomodori, o le persone perbene, se solo si pensa in che condizioni siamo stati ridotti».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE