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di ROSSELLA MONTEMURRO

Per “Serpico” si sono di nuovo aperte le porte del carcere. Sono durati poco più di ventiquattro ore gli arresti domiciliari di S.S.U, il ventottenne che sabato scorso a Ferrandina aveva tentato di sfuggire ad un rocambolesco inseguimento con i carabinieri della Stazione di Ferrandina. Pur di disfarsi di un involucro di eroina del peso di circa 10 grammi, non ha esitato a speronare la Gazzella, ferendo un carabiniere. Per S.S.U, il giudice per le indagini preliminari Roberto Scillitani aveva convalidato l’arresto disponendo però il trasferimento ai domiciliari. Ma ieri, ci hanno pensato i carabinieri della Stazione di San Mauro Forte a riaccompagnare in carcere il ragazzo: le manette sono scattate in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Matera Nel settembre 2008, infatti, il ventottenne nato a Torre Annunziata (Napoli), residente a San Mauro Forte si era reso protagonista di singolari casi di cronaca che gli valsero, ancora una volta, l’arresto e la condanna alla pena di 2 anni, 9 mesi e 11 giorni per violenza sessuale aggravata, molestie e disturbo alle persone e sostituzione di persona. Nell’operazione, denominata “Serpico”, grazie alla serrata attività investigativa degli uomini della seconda sezione “Reati contro la persona e reati sessuali” della Squadra Mobile di Matera, fu accertato che il ragazzo, spacciandosi per un poliziotto, palpeggiava minorenni in piazza Mulino. Si presentava come ispettore di polizia o, più genericamente, sbirro, e, fingendo di perquisire ragazzi e ragazze per cercare droga, li palpeggiava pesantemente. Gli agenti, sulla base dei precedenti specifici per reati sessuali, non hanno esitato a definirlo “maniaco seriale”. Le modalità di azione, infatti, come avevano spigato gli inquirenti, erano standard e collaudate: controlli straordinari antidroga effettuati alle due di notte, portati avanti con autorità e sicurezza meritevoli di riconoscimento cinematografico. Due gli episodi denunciati alla Polizia: uno verificatosi il 2 luglio 2008 , l’altro l’otto agosto 2008. Il giorno della festa della Bruna, alle due di notte, in piazza Mulino, S.S.U. dopo aver mostrato il tesserino (una fotocopia a colori di un tesserino presumibilmente scaricato da internet) ad una coppietta, sottopone i due ragazzi a perquisizione. Incalzanti le domande di rito che rendono verosimile la situazione: «Fai uso di stupefacenti, sei in possesso di stupefacenti?». Dopo aver perquisito il ragazzo, lo allontana dicendogli di andare verso via Gramsci dove troverà una pattuglia e potrà dire agli agenti che i controlli hanno dato esito negativo. A questo punto, le attenzioni dell’uomo si concentrano sulla ragazza, una tredicenne che prima viene perquisita superficialmente, poi viene invitata a sollevare la maglietta e a togliere il reggiseno. Il soggetto pretende quindi di approfondire facendole abbassare pantaloni e slip. La vittima, per la giovane età e per l’autorevolezza dell’uomo, non si rende conto che la persona che le sta di fronte non può avanzare simili richieste: in particolare, le perquisizioni alle donne vengono effettuate solo da agenti donne o da ausiliarie. La dinamica si ripete l’otto agosto. Questa volta, le vittime sono due ragazze (una di loro, una milanese in vacanza nella città dei Sassi, ha appena compiuto diciotto anni) e un ragazzo. La ragazza lombarda, dopo una prima perquisizione lo allontana («Se non c’è una donna, non mettermi le mani addosso», gli dice). Lui prosegue con l’amica e le chiede anche di fornirgli un indumento intimo che, annusato, può dargli la percezione se avesse fatto uso di cocaina. La perquisizione continua con la scusa di ovuli nascosti nelle parti intime. Non contento, dopo aver richiesto il numero di telefono, fa giungere successive telefonate moleste e anch’esse a sfondo libidinoso. Anni fa (e in quel caso ci fu una denuncia a piede libero), a Pesaro S.S.U. si spacciava per un ispettore della Mobile e pretendeva da alcune prostitute prestazioni sessuali gratuite, millantando che tali prestazioni fossero il prezzo da pagare per non essere indagate per reati commessi alla prostituzione. In questa circostanza, il finto ispettore dava appuntamento alle proprie vittime davanti alla questura, fingendo di uscire dalla questura come fosse un appartenente delle forze dell’ordine. Episodi simili si sono verificati a Città di Castello.

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