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di DAMIANO LATERZA
ROMA – E’ ufficiale: Giuseppe Marco Albano sarà in finale al Giffoni Film Festival. Unico italiano nella sua sezione – Elements 10+, giurati bambini dai 9 agli 11 anni – col corto “Xie Zi”, che parla di cinesini che ci fanno le scarpe. E intanto arriva, dall’isola Tiberina, il premio “Bernardino Zapponi” organizzato dalla Caserta Film Commission per la categoria “Miglior Cortometraggio”. All’interno di questo festival c’è anche il “Golden Spike Awards” e si premiano opere ad alto impatto sociale: Xie Zi è stato selezionato per la finale, che si terrà nel 2011. Insomma, il giovanissimo regista lucano ha già in bacheca una cinquantina di premi cinematografici raccolti nei cinque continenti e pare non volersi fermare più.
Albano, adesso che ha vinto tutto come Mourinho, quando la smetterà di fare corti e passerà al lungometraggio?
«Mi sento ancora immaturo per un lungo. Però non mi dispiacerebbe fare un lungo immaturo. Portare la gente al cinema come fa Moccia. Mi piacerebbe, ad esempio, fare un “tempo delle mele” lucano».
Ok, però non le sembra che adesso lo spazio per esportare storie di Basilicata si sia esaurito? Nel senso che, col tramonto definitivo dell’eterna immaturità del cinema lucano – grazie all’ingegnoso Papaleo – è giunta l’ora di mostrare altro?
«I racconti lucani sono potenzialmente infiniti. Tutti hanno amato il film di Rocco, ma a me, personalmente, non ha fatto impazzire. E’ divertente, certo, ma di lucano ha solo i paesaggi. Nella storia non c’è quasi nulla che faccia riferimento alla nostra terra, alle tradizioni, al cuore della sua gente».
E’ per caso risentito perché si era proposto come aiuto regista e il buon Rocco ha declinato?
«Non è per questo. La mia stima per Papaleo è assoluta. Credo che lui sia il nostro Pieraccioni e come tale non v’è dubbio che porterà benessere ai cineasti locali tutti. Il momento d’oro del nostro cinema è appena cominciato…»
A proposito, sono vere le voci che starebbe preparando un film a tematica biblica da girarsi nella solita Matera e con l’ausilio dell’istrionico Antonio Andrisani? Cos’è, il Vangelo secondo Albano?
«Iniziamo a girarlo a settembre, produce la Logic Film. Vorrei inserirmi nel filone biblico, ma in maniera grottesca. Celebrare la città dei Sassi e della Passione di Cristo, ma raccontando le contraddizioni del contemporaneo. Giocare con Thanatos ed essere neomelodico, la mia grande passione. Sarà un lavoro molto particolare…»
Sembra di capire che abbandonerà il consueto «buonismo» che da sempre contraddistingue i suoi lavori. Allora l’esclusione del “Cappellino” dal prestigioso Potenza Film Festival perché «facendo eccessivamente leva sui buoni sentimenti, cerca (e trova) la lacrima facile» ha lasciato un segno profondo?
«Il Cappellino è stato, a livello internazionale, uno dei corti più premiati di tutto il 2009. Ha vinto 35 festival ed è stato candidato ai Globi d’oro. Che altro dire? Non tutti i festival sono uguali. Le critiche ci vogliono e fanno bene. Credo che gli amici di Potenza volessero spronarmi a osare di più. Adesso, infatti, voglio orientarmi verso un cinema più adulto. Un cinema di cattivi sentimenti».
Veniamo al suo ultimo lavoro: “Xie Zi”. Come mai questa fissa per la Cina? Dove nasce?
«Siamo tutti cinesi. E poi volevo dare uno schiaffo alla società italiana. A quei commercianti che si lamentano della concorrenza cinese e alla fine vendono prodotti cinesi e a caro prezzo. Faccio diventare eroe un bambino di otto anni: vi pare poco? Tutto parte da un ricordo indelebile della mia infanzia: «Made in China» sono state le prime parole che ho letto».

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