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di SARA LORUSSO
L’APPROVAZIONE della variante urbanistica con cui viene destinato un terreno di contrada Botte alla realizzazione di un edificio di culto per la comunità dei Testimoni di Geova è «rimasta imbrigliata per troppo tempo nelle nostre scrivanie». Rocco Coviello, consigliere comunale del Pdl, nella seduta di venerdì scorso in cui l’atto è stato approvato all’unanimità ne individua la motivazione in un’assenza di «spinta religiosa» che forse avrebbe mosso appuntamenti diversi. Invece, «l’approccio deve essere laico». Ma no, ha fatto eco nella stessa seduta Antonio Pesarini (Pd), «nessuno si è messo di traverso, la libertà di culto è garantita a tutti». In realtà le maggiori difficoltà sulla delibera si sono concentrate su aspetti tecnici, sulla straordinarietà di un provvedimento che modifica il nuovo regolamento urbanistico varato solo pochi mesi fa.
Fatto sta che comunque, dopo il percorso in terza commissione (presieduta da Beniamino Straziuso), diversi rinvii e altrettante riunioni politiche, i Testimoni di Geova della città e del suo hinterland potranno avere uno spazio in cui pregare, riunirsi, formarsi. Anche se i passaggi non sono ancora completi: adottata la variante al regolamento urbanistico, il provvedimento dovrà adesso essere pubblicato all’albo in attesa di eventuali osservazioni dei privati. Trascorso il tempo tecnico, la delibera dovrà tornare in aula per la definitiva approvazione.
Ed ecco il punto: «Questo provvedimento apre una “breccia” in un regolamento urbanistico che evidentemente non soddisfa le esigenze e i bisogni della città». L’annotazione di Angelo Laieta (Dec) solleva quelle che sono state le perplessità alla base dell’approvazione della variante e che hanno portato a diverse mediazioni prima del voto in aula. In molti hanno fatto notare che la modifica al regolamento urbanistico approvato non più di un anno fa, potrebbe creare una sorta di “precedente” nei confronti di un provvedimento costruito con un lungo lavoro e che l’amministrazione ha sempre difeso. Ma lo stesso sindaco Santarsiero (che del ru ha fatto punto di merito) sembra abbia spinto per l’adozione della variante visto che si concentra su un caso specifico, di «valore pubblico» e legato alla possibilità di una comunità numerosa (solo a Potenza più di un migliaio di fedeli) di soddisfare le proprie esigenze religiose.
In realtà la possibilità di costruire una “Sala del Regno” dedicata al culto dei Testimoni di Geova si interseca ad anni di provvedimenti, dibattiti e una lunga attesa. Da anni, oltre 25, la comunità religiosa che nel capoluogo ha cominciato a radicarsi fin dagli anni ’50 era alla ricerca di un suolo adatto alla costruzione di una “casa” per i propri fedeli. Negli anni l’amministrazione, ai tempi del vecchio piano regolatore generale, aveva individuato un territorio da destinare a questo scopo in contrada Macchia Romana. Poi lo sviluppo della città ha preso un corso diverso, quel rione è venuto su e il centro urbano si è allargato notevolmente. Qualche tempo fa, pur di dare seguito alle proprie esigenze, la comunità religiosa si è messa alla ricerca di un altro terreno individuandolo in contrada Botte. Da qualche tempo, infatti, devono fare i conti con alcuni disagi: il contratto di locazione di una delle sale che hanno preso in fitto, in discesa San Giovanni, è in scadenza e la posizione di quella in contrada Marrucaro non permette la grande affluenza nei giorni di preghiera. Solo in città la comunità è composta da sei congregazioni che devono usufruire degli spazi privati con turnazione dei gruppi (composti da famiglie e tanti giovani). Uno dei disagi maggiori è legato alla viabilità: l’affluenza di tante persone contemporaneamente in centri abitati crea inevitabilmente disagi sui parcheggi, oltre alle difficoltà di fruizione di spazi inadatti. Il suolo individuato sembra adeguato a soddisfare le esigenze di una comunità che – spiegano in tanti – non ha alcuna intenzione di creare disagio ad altri cittadini e che realizzerà la struttura (due sale e parcheggi su 8 mila metri quadrati di terreno) completamente con i fondi delle proprie congregazioni. In attesa di uno spazio della serena convivenza.

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