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di ANTONELLA CIERVO
MATERA – Solo fiori bianchi sulla bara di Francesco Di Cuia, il 26enne materano ucciso domenica scorsa in via Yuri Gagarin con un colpo di pistola alla testa. Ieri l’ultimo saluto nella chiesa di San Rocco dove amici e familiari avevano cominciato la veglia funebre già dal mattino.
A pochi passi, gli ultimi preparativi per la festa patronale in onore della Madonna della Bruna, mentre nella chiesa, dall’altare, il parroco, Don Angelo Tataranni porta allo scoperto gli interrogativi della città, lancia il suo appello alle istituzioni, alla società, alle famiglie affinché facciano di questa morte un monito sul quale riflettere.
«Avete fatto ciò che dovevate – ha aggiunto, rivolto ai familiari del giovane – per togliere dal cuore di Francesco il macigno che portava con sé. Era un bravo ragazzo che aveva la pace nel cuore e questo è un delitto terribile. Dobbiamo scrollarci di dosso l’ipocrisia, la malvagità, guardare avanti con speranza, lontani dal successo facile, dal disprezzo della vita degli altri».
Le parole del parroco risuonano nella chiesa, affollata da chi conosceva quel ragazzo, ne aveva seguito la vita e le vicende. Ci sono gli anziani, gli adulti ma anche molti ragazzi. Giovani per i quali la morte è ancora un contatto impalpabile, lontano, incomprensibile e che sono entrati in chiesa e hanno osservato da lontano la bara in legno chiaro, ricoperta di fiori nella quale giaceva il loro amico.
C’è chi esce dalla chiesa di San Rocco e, appoggiato alla ringhiera guarda nel vuoto: il tatuaggio con la stella che si vede dalle maniche della camicia di un giovane, è il segno di un coraggio che, in questo caso, resta fermo, pietrificato.
In chiesa qualcuno non trattiene le lacrime: è un ragazzo semplice, la maglietta con la scritta “Stone angel” sussulta sotto i singhiozzi impossibili da fermare. Anche lui guarda da lontano verso l’altare, si asciuga gli occhi ma non dimenticherà quelle parole, che hanno colpito il silenzio e lasciato alcune domande ancora senza risposta. A cominciare dai nomi dei colpevoli.
Non dimentica, però, il sacerdote il tragico destino che ha accomunato le famiglie di Francesco Di Cuia e Danil Florin Iliescu, le due vittime cadute sotto i colpi di una calibro 7,65.
I familiari del rumeno, sembra abbiano autorizzato l’espianto degli organi dal giovane i cui funerali dovrebbero svolgersi nei prossimi giorni, dopo il nulla osta del magistrato, Annunziata Cazzetta in seguito alla visita esterna che dovrà essere effettuata sul giovane rumeno.
Sul fronte delle indagini, nel frattempo, non si registrano novità mentre prende sempre più corpo l’ipotesi di un agguato nel quale i due giovani sarebbero stati attirati per essere uccisi.

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