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La morte di Federica Monteleone, la ragazza di 16 anni deceduta dopo un intervento di appendicectomia eseguito nell’ospedale di Vibo Valentia, ha provocato un grave danno «non solo alla famiglia ma anche a tutti i cittadini calabresi». A sostenerlo è stato l’avvocato Giuseppe Fonte, legale di parte civile della Regione Calabria, nel corso del suo intervento nel processo in corso dinanzi ai giudici del tribunale di Vibo Valentia che vede imputate nove persone accusate di omicidio colposo. «La morte di Federica – ha aggiunto l’avv. Fonte – fu un fatto grave che dimostra l’esistenza di una sanità malata». Nelle scorse udienze il Procuratore di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, ed il suo sostituto, Frabrizio Garofalo, hanno chiesto la condanna dei nove imputati a pene che vanno da uno ad otto anni di reclusione. Dopo l’intervento di Fonte hanno avuto inizio le arringhe difensive. L’avvocato Raffaele Manduca, difensore dell’ex direttore sanitario dell’ospedale, Pietro Schirripa, ha sostenuto che «le competenze del mio assistito erano solo in materia igienica ed il managment dell’azienda gli disse espressamente di non occuparsi della sala operatoria. Schirripa, inoltre, dopo i lavori aveva chiesto la verifica dell’idoneità degli impianti». L’avvocato Italo Reale, difensore di Antonio Bruni, consulente incaricato di seguire l’esecuzione dei lavori relativi all’impianto elettrico nella sala operatoria, ha sostenuto che il suo assistito «non era il direttore dei lavori ma solo uno specialista del settore. In tutto il processo non è emersa la prova che nella sala operatoria ci fu un corto circuito». Il processo proseguirà il 15 luglio con le arringhe dei difensori degli altri imputati.

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