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di VINCENZO PITARO
SE a correre un serio rischio non fosse stata la democrazia del nostro Paese, beh, tutti noi giornalisti (e non solo) avremmo potuto senz’altro divertirci a osservare – con quello stesso distacco, tipico del critico teatrale che assiste a una commedia di pessimo gusto – questo «brutto pasticciaccio» della politica italiana che sta caratterizzando, soprattutto negli ultimi tempi, la cosiddetta «seconda Repubblica». Invece, ahinoi!, in quest’Italia della politica improvvisata – che non si sa bene dove andrà a finire – non si può certo continuare a stare come un Prezzolini alla finestra. Stanno accadendo le cose più strane: giri di valzer che contribuiscono a creare sistematicamente un clima di incertezza, liste bloccate che già hanno privato e continueranno a privare l’elettorato anche del diritto di scegliere a chi dare la preferenza, tentativi di assicurarsi impunità a tutti i livelli, intenzioni di modificare la Carta Costituzionale, provvedimenti che vorrebbero mettere alle strette con norme inadeguate la giustizia e l’informazione, e via dicendo. Non manca chi parla di «golpe strisciante», un termine che ovviamente non può non essere considerato inappropriato, piuttosto esagerato. Tuttavia, questi continui «condizionamenti» non fanno altro che indebolire la democrazia, tendendo a rendere persino nullo il voto espresso dagli italiani. Al contrario di quanto qualcuno pensa, intanto, non è vero che la gente non capisca i motivi di questi strani accanimenti. Mi diceva l’altro giorno una signora, conosciuta durante un volo Roma-Lamezia, che «la politica, oggigiorno in Italia, ha tradito tutto e tutti, ha pienamente deluso». Poi, sentite un po’, ha finanche aggiunto (testualmente) che ciò che sta accadendo, in questo periodo, «offende i diritti naturali di ciascuno, altera la funzione dello Stato, turba la pace comune, indebolisce il sistema democratico». A sentir pronunciare queste parole, sinceramente, siamo rimasti (non solo io ma anche altre persone che partecipavano al dialogo) davvero attoniti, sbalorditi. Ma veramente le cose stanno andando così male nel nostro Paese? Veramente quel «mosaico» che costituisce la nostra democrazia sta perdendo una tessera, un tassello, ogni giorno viepiù? Non c’è democrazia al mondo, si sa, che non passi attraverso la libertà di stampa. Eppure un ddl (quello che riguarda anche le intercettazioni) pretenderebbe di scippare all’opinione pubblica il diritto di essere informata. Un braccio di ferro non facile, certo, per il governo, visto che si tratta di scontrarsi con due poteri dello Stato: da una parte la Stampa (il Quarto Potere) e dall’altra quello giudiziario. Staremo, quindi, a vedere come andrà a finire dopo le prime modifiche che il Parlamento è stato costretto ad apportare in seguito alla protesta. Nel frattempo, la Fnsi, Sindacato dei giornalisti, allo scopo di difendere la democrazia e il diritto della gente a essere informata, si dice pronta – in caso estremo – a ricorrere alla Corte europea di Strasburgo per chiedere l’annullamento di un ddl che, pur modificato in parte, continua a destare ancora gravi preoccupazioni, in quanto andrebbe a incidere pesantemente sulla libertà d’informazione, in violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Diceva un famoso leader, alcuni lustri anni addietro, che «La democrazia in Italia è ormai adulta» e che «negli anni, politica e democrazia, sono cresciuti insieme». Non aveva tenuto conto, però, di un particolare molto importante: che può essere triste trovarsi adulti senza essere cresciuti e che può essere ancora più triste trovarsi cresciuti senza essere adulti. Nessun riferimento diretto, naturalmente, ai politici. Anche se ciò potrebbe valere sia per la democrazia che per loro.

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