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di VITO TETI
Questo in Sud Africa passerà alla storia come il mondiale del polpo. E’ solo un gioco mediatico, una furbata interessata di chi inventa affari grazie al gioco più bello del mondo, o non bisogna pensare a qualcosa di più “serio” e di più inquietante? Gesti e atti magico-religiosi, scaramantici, “superstiziosi”, non fanno parte soltanto di un “neofolklore pallonaro” ma vanno considerati anche nella loro capacità di condizionare l’atteggiamento psicologico dei calciatori, di spiegare i risultati. Perché la Germania, l’orchestra potente, dove ognuno sta al suo posto e conosce a memoria quello che deve fare, la squadra che ha vinto quasi tutte le partite e mortificato, con un risultato sonoro, l’Inghilterra di Rooney e Capello e l’Argentina di Messi e Maradona, facendo piangere i due “pibe de oro”, contro la Spagna ha giocato la sua peggiore partita, rendendosi “irriconoscibile” e sorprendendo i tanti commentatori che immaginavano un suo trionfo finale? E perché la Spagna, che ha iniziato il mondiale perdendo meritatamente con la Svizzera, e giungendo in semifinale sempre grazie a un gol di scarto del solito Villa e alle parate di Casillas, ha disputato la sua migliore partita, la più divertente e fantasiosa, contro la Germania, scompaginandone gli schemi? Dire che la Spagna è stata superiore alla Germania è tautologico. L’attenzione globale al polpo la dice lunga sul “magismo”, la “dissacrazione”, il gioco mediatico di noi occidentali che avevamo immaginato filtri, macumbe, riti “tribali”, “animistici”, “arcaici”. Siamo noi a proiettare sugli altri le nostre “irrazionalità”. Il polpo che brancola affamato nella vaschetta fa anche giustizia del luogo comune dei latini e degli extraoccidentali emotivi, irrazionali, religiosi al contrario dei tedeschi freddi, razionali, non superstiziosi. Il polpo Paul che appassiona ormai tutto il mondo, che ha guadagnato le aperture del telegiornale, che riempie il web, è nato nel 2008 in Inghilterra ed è stato utilizzato per questa mediatica missione già mondiali del 2008. Azzeccò circa l’80 per cento dei risultati delle partite tranne quello della finale che aveva “previsto” per la Germania e che invece fu vinta dalla Spagna. Il metodo divinatorio, inventato da Oliver Walenciak, si basa sulla messa a digiuno dell’animale a renderlo affamato. A questo punto vengono inserite nell’acquario due vaschette rivestite dalle bandiere delle Germania e della nazionale sfidante, contenenti il cibo prediletto dal polpo: ostriche e molluschi. La vaschetta da lui prescelta è quella della nazionale destinata a vincere. Un biologo peruviano, Alfredo Salazar, sospetta una possibile influenza del polpo attraverso il cibo a opera degli stessi allevatori. C’è da dire che il polpo più che prevedere il risultato, l’ha sicuramente condizionato, segnato. Il polpo racconta la profezia che autoavverantesi, di cui parla la letteratura psicanalitica. E’ l’annuncio che spaventa o carica, che deprime o esalta. I giocatori tedeschi giocavano con l’ossessione e l’incubo del polpo, con la paura di perdere, con l’insicurezza dei neofiti. Il pallone era un grande polpo che li avvolgeva, li faceva sbagliare, li impediva nei movimenti. Per gli spagnoli, che avevano il favore della “divinazione” del polpo, tutto diventava facile, magico, come se a spingerli fossero i tentacoli amichevoli del mollusco. Il loro gioco era fluido e imprevedibile come i movimenti avvolgenti e tentacolari del grande mollusco. Il polpo appare nella sua doppiezza, nella sua ambiguità. Animale simbolo di virilità e di prolificità e anche elemento oscuro, di connessione con il mondo sotterraneo, tentacolare, avvolgente. Rinascita e distruzione, trionfo e rovina. Avevo scritto come nonostante la novità, la bellezza del calcio tedesco, non mi piacesse l’esaltazione nostrana e retorica della squadra perfetta, organizzata, ordinata, dove ognuno sta al proprio posto e “ubbidisce” (memoria deformata di altre ben più terribili obbedienze?) e come, di fronte a questo tipo di calcio, preferissi certo quello ben organizzato ma che non smarrisse però la fantasia e la creatività. L’imprevedibilità e la gioiosità della Spagna hanno avuto ragione sulla prevedibilità e gli schemi ordinati della Germania. La “sfrontatezza” e la “presunzione”, basate su fiducia e sicurezza, hanno avuto ragione dei calcoli eccessivi e dell’esagerata paura di perdere. Intanto il polpo continua a fare parlare di sé e ad avvinghiare questo mondiale. I tedeschi, prima innamorati del polpo, adesso stanno mettendo in rete per cucinarlo e dicono che porta sfortuna. Gli argentini rilanciano proponendo ricette sudamericane per cucinarlo. Zapatero, assieme agli animalisti spagnoli, si premura di salvare il polpo. Gli spagnoli si offrono di, anche con parole scherzose, portarlo in Spagna e ironizzano anche sulle proposte culinarie dei tedeschi. Il ministro spagnolo della pesca, Elena Espinosa, dice, scherzosamente, ma interpretando umori e sentimenti nazionali, che lunedì prossimo in Consiglio europeo si farà promotrice di una proposta di divieto di pesca che impedisca ai tedeschi di mangiare il povero Paul? Ci saranno contrasti per conferire la nazionalità onoraria al polpo? E le nazionali sconfitte lo faranno trattare come un clandestino? Il polpo svela anche la tentazione di utilizzare per fini interni e politici, “nazionali” e magari “nazionalistici”, non abbandona i paesi della vecchia Europa. Alle 11.45 di ieri (venerdì 8 luglio) le televisioni del mondo hanno ripreso, in diretta, il polpo Paul che sceglie la vaschetta con la bandiera spagnola e assegna alla Germania la vittoria del terzo posto. La “scelta” di Paul è più importante della scelta dell’arbitro, delle formazioni, delle condizioni dei calciatori. Seccato, stanco, per tutti questi impegni e coinvolgimenti, non potrebbe giocare un ultimo scherzo? Non potrebbe riportare alla “ragione” un mondo nel pallone? Il tranquillo profilo tenuto dall’Olanda non potrebbe disinnescare la potenza mediatica messa a gioco a spese del polpo? Chi di polpo ferisce, potrebbe perire di polpo? Il polpo divoratore che viene divorato (dai media e dai nuovi maghi che prosperano attorno al calcio) non potrebbe, magari, ridiventare, a sua volta divoratore, di quanti, strumentalmente, lo usano e lo esaltano? Il polpo, a ogni modo, ha risolto le indecisioni “mangiar ecce” e conviviali dei miei paesani. Finora abbiamo gustato (in occasione delle partite) spezzatino di carne, trippa, melanzane ripiene, baccalà fritto, formaggi, salumi. Con poche scuse agli “animalisti” (che in questo caso torturano gli animali) mangeremo polpo in insalata (riscoprendo una qualche ricetta spagnola, napoletana, meridionale) e, in omaggio ai tulipani, stoccafisso olandese e patate cucinati alla calabrese. Globale e locale. Mescolanze. Meticciati. Vinca, davvero, il migliore. Cioè il polpo.

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