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MELFI – I tre operai dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat licenziati dall’azienda (due di loro sono delegati della Fiom) sono tuttora sulla «Porta Venosina», antico ingresso alla città, dove sono saliti ieri pomeriggio per protestare contro la decisione del gruppo torinese. I tre operai – accusati dall’azienda di aver ostacolato, durante un corteo interno, l’attività di altri operai che non scioperavano (accusa respinta dagli interessati) – hanno trascorso gran parte della notte parlando con diversi loro colleghi: alcune decine di persone, infatti, per lo più altri operai, sono rimasti davanti all’antica porta, fornendo ai tre acqua e cibo. Oggi dovrebbero arrivare a Melfi anche dirigenti ed ex dirigenti nazionali della Fiom, come Giorgio Cremaschi e Gianni Rinaldini, oltre al responsabile del settore auto dell’organizzazione, Maurizio Landini. Quest’ultimo parteciperà domani al corteo che percorrerà le strade di Melfi e raggiungerà Porta Venosina: sono previste otto ore di sciopero alla Fiat-Sata e nelle fabbriche dell’indotto. «La Fiat è sulla strada sbagliata, l’azienda deve lavorare perchè l’esclusione della Fiom è un segno di debolezza e non di forza». Lo ha detto il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, lasciando l’assemblea dell’Abi che si è riunita oggi a Roma. La Fiom rispetti le regole e torni al tavolo con Fiat. Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, lasciando l’assemblea dell’Abi, risponde alle domande sulla polemica tra Fiom e Fiat e afferma: «Auspico sempre che prevalga il buon senso e si torni tutti insieme al tavolo della trattativa. Ci sono dei lavoratori che non rispettano le regole. Lo sciopero è un diritto sacrosanto, ma il sabotaggio e impedire agli altri di lavorare non è rispetto delle regole, che credo sia importante». Marcegaglia, dunque auspica che «in presenza del fatto che nonostante tutto la Fiat ha deciso di tenere l’investimento a Pomigliano, la Fiom abbia un atteggiamento diverso, ritorni ai tavoli e accetti questa sifda di competitività».

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