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Sono accusati di omicidio colposo Saverio De Marca e Sebastiano De Vico, medici in servizio nell’Unità operativa di “Neonatologia” dell’ospedale San Carlo di Potenza. Il sostituto procuratore della Repubblica, Anna Gloria Piccininni ha notificato ai due indagati e al loro legale d’ufficio Maurizio Napolitano, l’avviso di conclusione di indagini. Contattato telefonicamente l’avvocato Napolitano non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione visto che non ha ancora potuto accedere a tutti gli atti.
Sono le 12.15 del 13 dicembre del 2007 quando un neonato – V.S. – viene ricoverato nell’Unità operativa di Neonatologia per una «atresia polmonare – si legge nell’avviso di conclusione di indagini – a setto intatto». Ovvero una cardiopatia che comporta l’ostruzione del ventricolo destro.
Passano sedici ore «e alle 4.15 del 14 dicembre» il neonato muore a seguito di una crisi respiratoria.
I familiari del piccolo presentato un esposto alla Procura della Repubblica. Nessuno potrà restituire loro il piccolo ma vogliono che venga fatta giustizia. Se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi.
L’esposto finisce sulla scrivania del sostituto Piccininni che dispone immediatamente l’acquisizione della cartella clinica.
Difficile ricostruire cosa è accaduto nell’arco di 16 ore, ovvero dal momento del ricovero al momento del decesso.
Dal momento del ricovero in neonatologia il piccolo respirava male. Non a caso nell’avviso di conclusioni di indagini la Piccininni scrive: «Pur in presenza di ripetuti episodi di desaturazione (ovvero riduzione della saturazione dell’ossigeno legato all’emoglobina, ndr)» i due medici «per negligenza, imperizia, imprudenza e in violazione delle “leges artis” (ossia le prescrizioni dele più avanzate conoscenze medico scientifiche proprie del settore specialistico, ndr) omettevano, dalle 23 del 13 dicembre, alle 3.45 del 14, di operare un’adeguata monitorizzazione» della saturazione dell’ossigeno.
Adeguata monitorizzazione che, se effettuata, avrebbe consentito ai due medici di «valutare correttamente le condizioni cardiocircolatorie del neonato».
Il piccolo avrebbe dovuto essere «intubato e ventilato» – secondo il magistrato – in modo da «aumentarne la volemia (ovvero il volume totale del sangue presente nell’organismo, ndr)» in modo da stabilizzare il piccolo paziente dal punto di vista cardiocircolatorio.
Non solo. La Piccininni ha anche annotato come «in caso di persistenza delle condizioni critiche» i due medici avrebbero dovuto «procedere a intervento cardiochirurgico».
Niente di tutto questo sarebbe stato fatto. Quando, intorno alle 3.45 del 14 dicembre, il neonato veniva colto da crisi respiratoria e bradicardia «i due medici» hanno cercato di «rianimarlo» ma tutto è stato inutile.
Alle 4.15 viene redatto il certificato di morte.
Il neonato è deceduto a seguito di una crisi respiratoria.
Alessia Giammaria
a.giammaria@luedi.it

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