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di PIERO QUARTOMATERA – Il Consiglio comunale è ancora senza il suo Presidente. Come era nell’aria, anche ieri è stata una giornata negativa che ha sancito l’ennesimo stallo. Nulla da fare per l’elezione di Brunella Massenzio che ha preso solo 17 voti sui 21 necessari, a nulla sono valsi gli appelli del sindaco alle opposizioni, la volontà di ciò che rimaneva della maggioranza di proporre la Massenzio alla Presidenza. La realtà è che i numeri non c’erano e gli assist dell’ultimo minuto non sono arrivati, le minoranze hanno tenuto una posizione di coerenza con quanto espresso finora.
La realtà è che a pesare sono state le assenze di otto consiglieri del Partito Democratico che sono poi espressione dei gruppi Antezza e Santochirico. Nunzia Antezza che avrebbe dovuto guidare l’assemblea non c’era, tanto che il ruolo è toccato a Carmine Alba. Con l’Antezza mancavano Taratufolo, Paradiso, Tralli ma anche Cotugno, Bianchi, Montemurro e Scarola. Assenze che, nei numeri, hanno determinato l’ennesimo nulla di fatto e poi, una volta preso atto che non vi erano i margini in Consiglio per arrivare ad una soluzione, l’ennesimo rinvio di dieci giorni chiesto dal sindaco e votato all’unanimità dall’assemblea. Un impasse totale dalla quale appare sempre più difficile schiodarsi.
In apertura di seduta il sindaco ha ricordato la strage di via D’Amelio di diciotto anni fa e chiesto un minuto di silenzio all’assemblea.
Poi la seduta è entrata nel vivo. Diciassette consiglieri di maggioranza hanno riproposto la candidatura di Massenzio, mentre le civiche confermavano la candidatura di Toto. «Sono stato il primo a sottolineare nella seduta d’apertura del Consiglio come lo Statuto e la presidenza in carica meritavano qualche modifica. Oggi siamo di fronte ad una drammatizzazione dell’elezione del presidente del Consiglio che pure è funzione rilevante per il funzionamento dell’assemblea. Ritengo che ci sia una drammatizzazione eccessiva, a tratti fuori luogo che ha portato a difficoltà di questo Consiglio. Il presidente è funzione super partes, slegata da eccessi di lottizzazione, bene farebbe la maggioranza a mettere il peso che deriva dal risultato elettorale. Ma», qui l’appello alle opposizioni, «chiedo un atto che contribuisca ad eleggere un presidente super partes. I consiglieri non hanno, del resto, vincoli di mandato, nè a partiti, nè a gruppi o sottogruppi».
La risposta delle opposizioni è stata ovviamente negativa: «il sindaco oggi deve prendere atto che non ha una maggioranza politica», ha spiegato con forza Angelo Tosto, «non ha la fiducia di questo Consiglio e ci vuole scaricare una resposabilità che è solo sua. Tragga le conseguenze politiche e prenda atto che non ha maggioranza, raccolga i ferri e vada a casa». Tosto ha anche sottolineato l’impossibilità, a norma di Statuto, di avere una giunta con soli sette assessori viste le dimissioni dell’assessore Bengiovanni: «le delibere sono nulle, invito il sindaco a nominare al più presto un altro assessore».
Acito ha incalzato: «l’intervento del sindaco è per chi non c’è, e chi non c’è appartiene alla maggioranza. Le responsabilità sono della maggioranza e noi non potremo votare una candidata Massenzio sul cui nome non siamo stati nemmeno coinvolti. La cosa migliore è che il sindaco si dimetta e prenda i venti giorni previsti per affrontare la situazione». Il dibattito è continuato su queste basi, prima del voto che non ha riservato sorprese: 17 voti a Massenzio, 9 a Toto, 5 a Pedicini. Il presidente del Consiglio comunale di Matera ancora non c’è e ieri anche parte della maggioranza, quella più numerosa chiamata Pd.

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