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di GIUSEPPE SORIERO
Cosa dice alla Calabria il Rapporto che la Svimez ha presentato due giorni fa a Roma? Tante difficoltà estese all’intero Mezzogiorno, ma da tempo già note a molti cittadini calabresi: una famiglia su quattro non ha soldi neppure per curarsi; una su sette vive con meno di mille euro al mese; una su cinque non ha avuto il denaro neanche per il riscaldamento. In molti casi la povertà morde particolarmente nelle piccole scelte quotidiane: al 30% delle famiglie sono mancati i soldi per vestiti necessari; nel 16,7% dei casi le bollette di luce, acqua e gas sono state pagate in ritardo. Otto famiglie su cento hanno tirato la cinghia rinunciando anche a generi alimentari necessari. Ecco perché i vescovi italiani attraverso il loro giornale di riferimento, l’Avvenire, hanno evidenziato oggi in prima pagina che La crisi sfregia il Sud. C’è da considerare insomma che, dentro questa crisi mondiale, il Mezzogiorno già colpito dalla recessione è tornato indietro, ai livelli di dieci anni fa. E se l’industria del Sud oggi rischia l’estinzione, da quanti anni proprio dalla Calabria operai e sindacati hanno denunciato lo smantellamento di qualsiasi presidio industriale? Da Lamezia a Crotone, da Reggio a Vibo , da Castrovillari a Saline abbiamo letto negli occhi tristi dei lavoratori lo smarrimento e la sofferenza per il lavoro distrutto. La Calabria è stata perciò ridotta a un’area periferica dove coloro che erano emigrati altrove per un lavoro (poi entrato in crisi) privi di tutele iniziano a rientrare. Cos’altro possono fare se non pensare già a quando ripartire in un via vai sempre più schizofrenico tra ritorno alle radici e nuovi progetti di fuga? Ecco perché quest’anno il commento al Rapporto Svimez non può tollerare ritualità alcuna. Ritorneremo nei prossimi giorni con un’analisi più dettagliata dei dati calabresi; per capire le ragioni di fondo di una riduzione del Pil (-3,3%) più contenuta rispetto ad altre regioni meridionali. Ragioneremo su che fare nel rapporto con altre regioni, a partire dalla Lombardia, che è la prima realtà di destinazione dei flussi migratori dalla Calabria. Coinvolgeremo nel confronto le tante associazioni di Calabresi in Lombardia e in Emilia Romagna che è la seconda regione verso la quale si indirizza la “fuga” di tanti nostri corregionali. Analizzeremo il bicchiere mezzo vuoto, ma anche quello mezzo pieno per cogliere non solo i segnali drammatici della crisi, ma anche le potenzialità che da questa regione si possono sprigionare verso i nuovi scenari internazionali indicati due giorni fa dal Rapporto. Se Il Sud viene davvero assunto come “ la nuova frontiera” indicata dalla Svimez, non potremo più discutere con ritualità e lentezze intollerabili del Mediterraneo e del porto di Gioia Tauro. Esso anzi diventa l’indicatore più credibile di una funzione del Mezzogiorno non solo utile, ma strategica per l’Italia e per l’intera Europa. Cala il sipario, quindi, sulle semplificazioni ideologiche che hanno portato nei mesi scorsi illustri studiosi a scrivere libri su un preteso “Sacco del Nord”. E la risposta più coraggiosa a chi ha espresso nei giorni scorsi accuse di cialtroneria starà proprio nella capacità di delineare un nuovo livello di coscienza e una più limpida volontà di azione delle classi dirigenti a tutti i livelli, politico, imprenditoriale, sindacale e intellettuale, dimostrando di saper cogliere il monito del presidente della Repubblica, contenuto nella lettera al presidente della Svimez. Egli autorevolmente ha non solo indicato nella sottrazione di risorse dal Sud una causa non secondaria di evidenti ritardi nelle politiche di sviluppo, ma ha anche sollecitato una coraggiosa riflessione per «spingere ad una profonda modifica delle modalità e dello stesso impianto strategico degli interventi di sviluppo». Hic rhodus, hic salta: è questo il terreno obbligato su cui misurare la ricostruzione della credibilità della politica, dei partiti e delle istituzioni a tutti i livelli superando la consuetudine fin troppo semplice e rituale di un rimbalzo di responsabilità tra schieramenti politici, tra livelli istituzionali diversi, tra partiti e società civile. Ognuno sappia mettersi in discussione per esprimere una funzione nuova ed utile alla nostra terra e al nostro popolo.

*vicepresidente Svimez

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