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di MARGHERITA AGATA
FERRANDINA – Voleva essere mandato a casa per andarsene. E così è stato. Bocciato per la terza volta il bilancio, il sindaco Raffaele Ricchiuti cade con due anni di anticipo sulla scadenza del mandato. Arriva il commissario. Il voto del Consiglio ha confermato quello che era già noto da 68 giorni, ovvero che il sindaco non aveva più i numeri per continuare ad amministrare. Ma evidentemente il primo cittadino, in cuor suo, ha accarezzato fino all’ultimo la speranza di riuscire a ricondurre all’ovile il recalcitrante Pd. Quello stesso Partito Democratico da cui ha annunciato in maniera plateale l’uscita, nel comizio che ha preceduto la seconda bocciatura del bilancio, e a cui è tornato a 24 ore dal consiglio della verità per chiedere di ripensarci. E, a quanto pare, scomodando addirittura il segretario regionale Speranza. Ma neanche l’intermediazione del massimo esponente regionale del partito è riuscito a salvare Ricchiuti. Forse questa la ragione per cui l’assessore Mastrangelo ha individuato nei vertici regionali la sede in cui si è decisa la fine anticipata dell’amministrazione? La verità è che i rapporti all’interno della maggioranza, come ha avuto modo di rimarcare il capogruppo del Pd Giuseppe Montefinese, ormai erano talmente logori da non garantire più la serenità necessaria per proseguire quest’esperienza amministrativa. Fatta eccezione per il “disobbediente” Adduci, a rendere ancora più profondo il solco tra il sindaco e i consiglieri del Pd, il tentativo, poi fallito, di restare in sella con il soccorso di parte della minoranza. Le smentite dei diretti interessati non hanno di certo nè convinto nè rassicurato il gruppo del Pd che, al contrario delle crisi passate, è andato fino in fondo. Adesso, dopo il commissariamento, la parola torna ai cittadini. Con ogni probabilità il voto in primavera. Chissà non sia l’inizio di una nuova stagione politica.

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