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di Mariateresa Labanca
L’ULTIMA assemblea di consiglio regionale ha approvato la seconda tranche di “finanziamento” al consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza, per una cifra di sette milioni di euro. Si tratta del secondo step di quel piano di “salvataggio” triennale finalizzato a rimettere in salute il bilancio in rosso dell’Asi di Potenza attraverso l’acquisto, da parte della Regione Basilicata, di immobili di proprietà dell’ente consortile. Ora che la gran parte del programma è stata attuata, i buchi in bilancio sono quasi ripianati. Ma a lanciare un chiaro monito su quello che potrebbe essere un risanamento solo temporaneo è il commissario dell’Asi di Potenza, Donato Salvatore, che solo da qualche mese ha preso le redini della struttura al posto del suo predecessore, Alfonso Ernesto Navazio . «La Regione – è il suo commento – ha sostenuto uno sforzo notevole per rimettere a posto i conti, mostrando un segnale di attenzione importante. Ma lo sforzo rischia di essere del tutto vano se non si provvede ad assegnare un ruolo nuovo a questo ente, eliminando quelli che ancora oggi costitusicono gli elementi di distorsione del sistema». Salvatore lo dice chiaramente: «Se non si interviene, nel giro di qualche anno potremmo essere di nuovo punto e a capo». Secondo il commissario, infatti, pur avendo messo riparo ai danni più evidenti provocati soprattutto da una cattiva gestione dell’ente ma non solo, permangono ancora oggi molte delle cause che fanno in modo che i conti non tornino. «Innanzitutto – precisa – va detto che i costi in capo al consorzio continuano a essere maggiori rispetto alle entrate. Questo vuol dire che lasciando le cose invariate il deficit non solo non diminuirà ma soprattutto è destinato a aumentare». Sono soprattutto i prezzi di fornitura – spiega ancora il commissario – a pesare di più. Ma non solo. Perché per farsi un’idea chiara dello stato di salute dell’ente non si può non tener conto dei tanti giudizi ancora pendenti, i cui esiti potrebbero portare nuovi aggravi alle spese del consorzio. Come le tante cause ancora in corso con i privati cittadini per le procedure di esproprio eseguite a San Nicola di Melfi per la realizzazione della Sata. «Fino a quando l’esito non sarà definitivo – dice Salvatore – bisognerà tener conto anche di questo». Ma soprattutto, per il commissario nominato solo da qualche mese dalla giunta regionale, «è importante portare a termine il processo di riforma dell’ente, in modo da ridisegnarne il ruolo». E aggiunge: «Non si tratta solo di eliminare quelle funzioni che appesantiscono la struttura e ne aumentano i costi. Ma di assegnare al Consorzio nuovi compiti in moda da portare al termine la sua vera mission: erogare cioè servizi alle imprese, facilitandone il rapporto con il territorio, e non fungere solo da gabelliere in grado di complicare la burocrazia». Insomma, «gli imprenditori non possono pagare sulla proprio pelle le inefficienze della struttura». Poi annuncia una possibile rivisitazione di costi e tariffe. «Non senza preventiva concertazione – precisa – con le organizzazioni di categoria». «Mi auguro – dice chiaramente Salvatore – che tutto questo possa essere portato a termine dalla seconda parte del processo di riforma dei consorzi». Nel frattempo il commissario – che in questi mesi ha mantenuto vivo il confronto con l’assessore alle Attività produttive, Erminio Restaino e il presidente Vito De Filippo – sta lavorando alla definizione del nuovo statuto. E annuncia: «Entro fino anno presenterà una sorta di piano industriale in cui saranno definiti con chiarezza gli obiettivi da raggiungere». In primo luogo il nuovo ente così ridisegnato dovrà “liberarsi” dei pezzi che ne complicano il lavoro. «La nuova struttura dovrà necessariamente fare i conti con i cambiamenti che sono intervenuti. Un esempio: oggi non ha senso per l’Asi continuare a gestire la programmazione dell’area industriale di Potenza, che nel frattempo ha cambiato destinazione». Per quanto riguarda il personale dipendente del Consorzio industriale che tanto ha fatto discutere negli ultimi anni, Salvatore, che ha avvito all’interno della struttura un sistema di gestione di controllo interno e di rilevazione dei carichi di lavoro, precisa ancora: «Non sono un tagliatore di teste. Ma è chiaro che se l’Asi provvederà a trasferire alcune competenze, anche le professionalità dovranno adeguarsi al meccanismo». L’ultimo annuncio riguarda l’imminente realizzazione di un ufficio per le relazioni con il pubblico. «Puntiamo – conclude – un consorzio più aperto, in grado di dialogare facilmente e velocemente con i suoi utenti».

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