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LA convocazione per comunicarlo alla stampa è arrivata solo nel pomeriggio di ieri, ma le dimissioni di Rocco Galasso dal ruolo di amministratore del Potenza Sport Club erano nell’aria da giorni. Un sentore che avevamo anticipato su queste colonne, percependo il continuo intricarsi di una matassa gestionale che stava diventando troppo grande e paralizzante per il dirigente potentino. Che ci ha messo la faccia nel momento più duro, “rinunciando completamente all’estate per ottemperare alle mille incombenze”, come ci ha raccontato nel suo studio. La scrivania è inondata di carte, utili a spiegarci lo stato dell’arte. “Innanzi tutto mi auguro che possano essere dissequestrate al più presto le quote – esordisce Galasso – gran parte delle difficoltà derivano dall’anomala posizione di questo sodalizio, che resta soggetto ad amministrazione giudiziaria. Io ritengo che è arrivato il momento di farmi da parte, ci sono situazioni imbarazzanti che non mi appartengono, ho manifestato formalmente questo mio intento al professor Bavetta e al comitato regionale della Figc, spero nella ratifica da parte dell’assemblea dei soci nel più breve tempo”. Il Potenza comunque si avvale del potere di firma di un procuratore speciale, l’avvocato Franco Andretta (legale di Postiglione nelle vicende penali, ndr), referente anche in Federcalcio. “Ho la coscienza pienamente a posto – svela il professore – l’obiettivo era arrivare all’iscrizione nei professionisti, ma con la ratifica della mia nomina avvenuta solo il 26 giugno, a una manciata di giorni dalla scadenza, credo che essere riusciti ad ottenere l’Eccellenza sia stato già un successo”. Di mezzo c’è stata la vicenda dell’allontamento volontario di Falanga dalla guida tecnica, l’avvicendamento con Bardi e le difficoltà relative ai primi giorni di allenamento di una squadra circondata dall’affetto e dall’attaccamento che può ricevere un cactus nel deserto. “Certo lo scollamento col tessuto cittadino non ha agevolato il lavoro – commenta Galasso – ma anche l’ordinaria attività di tutela del patrimonio, quella a cui ero chiamato da amministratore, è stata seriamente compromessa da molteplici interferenze che hanno reso difficile operare correttamente. Certe logiche non mi appartengono”. L’unico patrimonio del Potenza, in questo momento, sono i ragazzi nati dal ‘91 in poi. Quel settore giovanile già oggetto di enormi polemiche nel calderone giudiziario di Calcio Connection. Galasso entra nel dettaglio degli equivoci: “molti di questi giovani qui non vogliono più starci per varie ragioni (facilmente intuibili, ndr), le norme federali impongono che l’eventuale svincolo avvenga solo a metà settembre, quando i giocatori ovviamente non potrebbero trovare un’altra squadra. Adesso sono possibili soltanto trasferimenti a titolo definitivo ed è impensabile, nel mio ruolo, acconsentire alle richieste di società che praticamente vogliono vedersi regalare questi ragazzi. Molti di loro sono stati manovrati. Voglio precisare che mai nel mio ufficio ho fatto entrare i genitori a titolo personale, quelli che sono venuti, con l’idea di tutelare i ragazzi, sono stati sfruttati dalle società che hanno pensato di poter fare sciacallaggio sulla nostra situazione. Da educatore, devo dire che alcuni di questi genitori sono pessimi modelli per i loro figli, dimostrandosi pronti a tutto pur di agevolarne la carriera anche quando i valori tecnici non ci sono”. Discorso semplice: se c’è un minimo di patrimonio un amministratore deve tutelarlo, e Galasso ha fatto il suo dovere. Sulla scrivania le liste di trasferimento di quattro operazioni andate in porto, secondo tutti i crismi, con tanto di assegno intestato al Potenza Sport Club. Galasso ha provato ad agire in modo limpido in un mondo che non lo è. Illuso o sognatore, ci ha messo l’immagine e rimesso le vacanze. “E sono pronto a querelare chi ha diffuso illazioni sul mio operato”. La tristezza di quest’annata, appena agli inizi, pare un pozzo senza fondo.

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