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di ROSSELLA MONTEMURRO
TURSI – E’ una comunità sgomenta, quella di Tursi, dopo il ritrovamento, lunedì mattina del corpo senza vita di Carmela Padula.
Hanno sperato tutti fino all’ultimo di riabbracciare la ragazza scomparsa lo scorso 6 agosto. Nessuno immaginava che fosse a pochi chilometri dalla cittadina (il cadavere, che non presentava lesioni da far ipotizzare un omicidio, è stato rinvenuto al confine con il comune di Colobraro, in località Finata, nei pressi della strada statale Sinnica) in un’area che, peraltro era stata battuta durante le ricerche dei 270 uomini tra Vigili del Fuoco, carabinieri, personale del Corpo forestale dello Stato, volontari e semplici cittadini. Dai carabinieri della Compagnia di Policoro agli ordini del capitano Franando Carbone era stato predisposto un dispositivo massiccio per la ricerca di Carmela.
«E’ davvero grande la sofferenza del papà e della famiglia. Proprio il padre, prima della tragedia, per le condizioni di Carmela, chiedeva al Signore, sempre con molta dignità, di dargli la forza. Ricordo un giorno, i primi di giugno, in cui la ragazza ha trascorso un’intera mattinata in cattedrale in preda a una crisi mistica». Non ci sono parole, per il parroco don Giovanni Lo Pinto, per descrivere il dolore di una famiglia che solo pochi mesi fa era stata colpita da un’altra tragedia, la morte del figlio in un incidente stradale il giorno prima della seduta di laurea.
Sembra che proprio dall’incidente di Gianni Andrea, Carmela non si fosse più ripresa. Da quel giorno, la fragilità psicologica aveva avuto il sopravvento e la ragazza aveva iniziato a soffrire di crisi mistico religiose.
Lunedì, un agricoltore, accortosi del cadavere, ha avvisato i carabinieri della Stazione di Tursi che, insieme ai militari della Compagnia di Policoro, al personale del 118 e ai vigili del fuoco hanno recuperato il corpo.
A riconoscere Carmela dai vestiti (il corpo era in avanzato stato di decomposizione, anche a causa delle alte temperature degli ultimi giorni), è stato il padre della ragazza.

Il parroco don Battista Di Santo, ieri mattina, durante la messa ha invitato i fedeli a pregare per la famiglia di Carmela: «Un pensiero lo rivolgiamo a loro, in questo momento di grande sofferenza», ha detto.
Ieri mattina il professor Alessandro Dell’Erba dell’università degli studi di Bari nell’ospedale di Policoro ha effettuato l’autopsia (con molta probabilità la morte risale almeno a due settimane fa anche se sull’esame autoptico c’è stretto riserbo) disposta dal magistrato Annunziata Cazzetta.
Saranno necessari alcuni giorni, invece, per conoscere l’esito dell’esame del Dna e il confronto della dentatura con materiale in possesso del dentista di famiglia, due degli esami che daranno la certezza che il cadavere della donna è quello di Carmela Padula.
Il pm Cazzetta ha disposto anche alcuni esami tossicologici e ha chiesto ai periti che hanno eseguito l’autopsia di far conoscere le loro conclusioni entro 90 giorni.
I periti, prima di eseguire l’esame autoptico, a Policoro hanno fatto un sopralluogo in contrada Finata di Tursi per raccogliere elementi utili. Secondo quanto si è appreso, l’autopsia ha confermato che sul cadavere non sono stati trovati segni di violenza.
La salma rimane a disposizione dell’Autorità Giudiziaria fino a quando non saranno completati gli accertamenti.

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