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di ANTONIO CORRADO
Sono ancora molti gli interrogativi, alcuni piuttosto inquietanti, sulle circostanze che hanno portato alla morte Carmela Padula, la studentessa 28enne scomparsa da Tursi il 6 agosto scorso e ritrovata morta lunedì scorso sull’argine di un canale in contrada “Finata”, vicino Colobraro e a pochi metri dalla Statale Sinnica.
Non sembrano esserci dubbi sull’identità di quel corpo senza vita, anche se solo i risultati della perizia sul Dna, che si conosceranno probabilmente entro le prossime 48 ore, a garantire scientificamente che si tratta della povera ragazza di Tursi. Sua è certamente la maglietta che avvolgeva la salma, l’ha riconosciuta il padre Domenico, ha visto quello stemmino di cui si ricordava bene. Sue sono le scarpe da ginnastica. Poi, nelle scorse ore, i carabinieri hanno ritrovato nelle vicinanze anche i pantaloni, dei pinocchietti neri, e un braccialetto che il padre ha riconosciuto appartenere a Carmela. Ma, com’è morta Carmela? Per gli effetti di una caduta? Anche se gli argini del canalone, attualmente in secca, sono piuttosto bassi e non particolarmente impervi; ma la giovane donna potrebbe essersi lanciata nel vuoto da un’altezza superiore. Carmela, forse, è stata uccisa dalla calura di quei giorni di piena estate; forse non ha bevuto per diverse ore, pur camminando in fossi e salite; di certo non ha mangiato nulla. Le risposte a queste domande si potranno avere probabilmente solo fra tre mesi, il tempo necessario alla consegna della perizia tossicologica. Solo da questo esame molto particolare potrà emergere la causa esatta della morte. Intanto, la comunità di Tursi è comprensibilmente sgomenta; tutti conoscevano Carmela e sapevano dei suoi recenti problemi psicologici, ma nessuno avrebbe mai immaginato una fine così atroce. Il sindaco, Giuseppe Labriola, ha già annunciato la proclamazione del lutto cittadino in occasione dei funerali, la cui data non è ancora certa, vista la necessità di analizzare attentamente la salma. Oggi ci si chiede, chi e perché ha diffuso la notizia di un avvistamento a Roseto Capo Spulico, il giorno dopo la scomparsa? Chi ha architettato dei riferimenti circostanziali talmente realistici da sembrare veri? La richiesta di qualche spicciolo e qualcosa da mangiare a una signora che, guardacaso, aveva rapporti di amicizia con il parroco della cittadina calabrese, imparentato con la famiglia Padula. Poi l’avvistamento, risultato fasullo, a Rocca Imperiale. Tutti particolari che hanno contribuito, di fatto, ad allontanare l’attenzione e le ricerche più approfondite dall’area di Tursi e Colobraro, dove pure era stata vista Carmela e dove era più probabile trovarla. Sì, perché era piuttosto improbabile che avesse percorso 40 chilometri a piedi in un solo giorno; nessuno aveva segnalato di averle dato un passaggio in auto. Carmela era lì, in contrada Finata, a poca distanza da casa, dove è morta probabilmente poco dopo la scomparsa. E poi, perché gli oltre duecento uomini che l’hanno cercata, battendo anche quel canale maledetto, non hanno notato nulla? Forse Carmela era ancora viva e si nascondeva ai suoi ricercatori? Queste ultime domande rimarranno probabilmente senza risposte.

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