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di ENZO ARCURI
Dicono dalle parti del fu assessore regionale alla programmazione europea Mario Maiolo che il nuovo esecutivo regionale ed il suo presidente Giuseppe Scopelliti hanno bluffato sull’impiego dei fondi comunitari. Il governo Loiero, sostengono Maiolo ed i suoi collaboratori, ha fatto le cose per bene, come hanno attestato i nuclei di valutazione del governo italiano e quelli di Bruxelles. Per i nuovi arrivati a Palazzo Alemanni, a cominciare dal governatore, l’esecutivo di centro sinistra ha, invece, compiuto soltanto guai, aprendo a freddo, soltanto qualche settimana dopo dall’insediamento, una dura polemica sui programmi predisposti dai loro predecessori. Lo hanno fatto strumentalmente, si sostiene nel campo avverso, per tentare di costruirsi un alibi, per salvare la faccia di fronte al massacro dei fondi europei compiuto dal governo Berlusconi e dal ministro dell’Economia Tremonti che ha usato i miliardi di Bruxelles come un bancomat per fare fronte alla crisi occupazionale e finanziare il massiccio ricorso alla cassa integrazione. E’ una tesi che la maggioranza di centrodestra respinge al mittente e tuttavia è un fatto che i fondi Fas destinati in larga misura al Mezzogiorno ed in particolare alla Calabria che, per la gravità della sua condizione economica e sociale, rimane fino al 2013 nell’obiettivo uno, sono stati sottratti alle Regioni, se ne è impossessato il governo centrale che li ha utilizzati per finanziare la cassa integrazione. Né più né meno di quello che è accaduto per i soldi che il governo Prodi aveva destinato a Calabria e Sicilia per l’ammodernamento della rete stradale di grande comunicazione e che il governo Berlusconi ha impiegato per pagare le multe delle quote latte degli allevatori del Nord, sostenuti dalla Lega. Insomma anche con i fondi Fas il Mezzogiorno è stato penalizzato e, paradosso del paradosso, ha dato una mano alla crisi occupazionale del sistema produttivo italiano, concentrato, come è noto, nelle regioni del Nord. Ci vuole molta faccia tosta a sostenere, come ha fatto recentemente il ministro Brunetta, che Calabria e Campania sono due regioni canaglia che impediscono all’Italia di “correre” come la Germania. Ci vuole una buona dose di ipocrisia affermare, come ha fatto lo stesso Ministro Tremonti, che il Mezzogiorno ha bisogno di un impegno straordinario, sull’esempio della Germania che in un arco di tempo ragionevolmente breve ha consentito alla Germania dell’Est, dopo la riunificazione, di raggiungere gli stessi livelli di quella dell’Ovest, superando un divario storico probabilmente più grave di quello che divide il Sud della Penisola dal resto del Paese. La risposta di Tremonti alla crisi del Mezzogiorno è stata finora la cancellazione di significativi impegni di spesa, l’esproprio di importanti risorse finanziarie, l’annuncio della creazione della Banca del Sud che, stando alle ultime notizie, consisterà in un rilancio dell’attività finanziaria delle Poste, un escamotage per incrementare il risparmio postale, nel Sud un prezioso bacino di raccolta del risparmio, che finisce, mi pare, nello scrigno della Cassa depositi e prestiti, uno dei “pupilli” del ministro dell’Economia. Se queste sono le premesse, non c’è da farsi troppe illusioni sul piano per il Sud che il capo del governo si appresta a presentare e che conterrà certamente proposte suggestive e fascinose. Un “libro dei sogni” come i tanti del passato recente e meno recente, destinato probabilmente a restare tale per i conflitti che inevitabilmente si accenderanno attorno alla poca “polpa” del bilancio dello Stato, per le resistenze che verranno dai soliti noti, per l’ostilità (già annunciata) degli esponenti della Lega che, con la rozzezza e l’unilateralità delle loro analisi, guardano con sospetto ogni intervento destinato a superare le distorsioni e gli squilibri della storica questione meridionale. Si diceva dei fondi comunitari e della polemica che il centrodestra ha alimentato sui programmi predisposti dal precedente governo regionale. Per la verità, dopo la pioggia della critiche improvvise e a freddo dei mesi scorsi, è calato da un pezzo un singolare silenzio. Mario Maiolo, che nell’esecutivo di Loiero aveva la responsabilità della programmazione comunitaria, che è stato chiamato in causa dalle polemiche dei mesi scorsi e che adesso siede sui banchi dell’opposizione, dice di avere chiesto da un pezzo e finora inutilmente, l’audizione del nuovo assessore davanti alla commissione competente del consiglio regionale. Per l’ex assessore i nuovi inquilini di Palazzo Alemanni non sanno che pesci pigliare. Il massacro dei fondi comunitari ad opera del governo centrale impone di rimodulare i programmi, rivedendo al ribasso gli impegni di spesa. Si tratta di cancellare interventi, progetti, opere che erano state previste e che non hanno più un supporto finanziario. Fra queste opere Maiolo pone la metropolitana leggera di Cosenza, per la quale, su un costo previsto di 140 milioni di euro, sono venuti meno ben 60 milioni di euro. E dunque la Giunta è chiamata a scelte che possono essere impopolari per potere poi modificare l’intesa già raggiunta dai predecessori con il governo nazionale. Un adempimento, dunque, necessario ed urgente che il nuovo esecutivo tarda, tuttavia, a compiere perché non vuole assumersi la responsabilità politica di scelte dolorose. Per questo ha tentato la “mmuina” delle polemiche ed adesso latita, non risponde, fa melina. La conseguenza è che l’impiego dei fondi comunitari, l’ultima grande opportunità offerta alla Calabria per tentare di scalare la difficile vetta dello sviluppo, diventa un enigma difficilmente decifrabile, con il rischio di un nuovo fallimento. Un copione purtroppo drammaticamente visto e rivisto, con tanti programmi quinquennali buttati letteralmente alle ortiche che non hanno fatto fare alla Calabria decisivi passi in avanti. E’ esagerato, intempestivo o strumentale preoccuparsi e pretendere parole di verità e di chiarezza e soprattutto fatti? Oppure dobbiamo continuare a prenderci in giro?

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