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Numerosissime le adesioni alla manifestazione organizzata per questa mattina dal “Quotidiano della Calabria” e dal direttore del giornale, Matteo Cosenza. Il raduno dei manifestanti è previsto per le 9.30 nel Piazzale della Libertà e si snoderà passando per il Museo Nazionale, Corso Garibaldi per concludersi in piazza Duomo a Reggio Calabria. Proprio a Reggio negli ultimi mesi si sono consumati gli episodi che hanno mostrato il volto più spavaldo della ‘ndrangheta. La bomba posizionata davanti la Procura, l’auto carica di armi ritrovata il giorno della visita del presidente Napolitano, e poi le ripetute minacce ai magistrati, l’ordigno sotto l’abitazione del procuratore Di Landro. Tutti segnali precisi, lanciati dalle cosche, nel tentativo di rispondere con la forza dell’intimidazione ad una massiccia attività di contrasto messa in campo dalla magistratura e dalle Forze dell’ordine.
E l’iniziativa di oggi è stata decisa e pensata per dare un segnale, per manifestare una voglia di riscatto da parte della Calabria e dei calabresi che oggi grideranno il proprio “no alla ‘ndrangheta”. Per l’occasione è stato anche stilato un documento che in un punto recita: «Solo se la Calabria sarà compatta e impegnata a fare la sua parte ogni giorno, realizzando una rete che vada oltre la manifestazione del 25 settembre, essa potrà avere più forza al di là dei suoi confini». E conclude: «Ognuno faccia la sua parte, mantenga il suo punto di vista e le sue opinioni: di questa pluralità c’è necessità perché essa è ricchezza e non debolezza. Insieme ce la possiamo fare».
L’elenco delle adesioni è arrivato ieri sera a quota 581. Durante il corteo non ci saranno sigle né stemmi alle spalle di chi parlerà, che porterà solo un messaggio di lotta alla ’ndrangheta e alla mentalità mafiosa. Su tutti, il procuratore Salvatore Di Landro, contro il quale le cosche hanno concentrato la loro azione di prepotenza. E poi un imprenditore e un commerciante vessati, un sindaco intimidito, un sacerdote impegnato in prima linea, un sindacalista minacciato. Ci saranno pure i genitori del piccolo Dodò Gabriele, che proprio un anno fa è morto dopo essere stato colpito nella sparatoria al campo di calcetto di Crotone. E ci saranno tanti calabresi che ogni giorno affrontano la sfida per la legalità. Per una volta saranno insieme, al di là delle ideologie, delle posizioni, delle appartenenze sociali. Tutti uniti in un grande “no” alla ‘ndrangheta.

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