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L’operazione di tracheotomia d’urgenza cui fu sottoposta Eva Ruscio, la sedicenne deceduta il 5 dicembre 2007 nell’ospedale di Vibo Valentia, «non è stata influente per la morte». A dirlo è stato il medico legale Carmine Barberio, consulente di parte del primario di otorinolaringoiatria dell’ospedale, Domenico Sorrentino.
Il perito, ha deposto ieri nel corso del processo davanti al giudice monocratico di Vibo nei confronti di cinque medici accusati di omicidio colposo. Secondo il perito di parte, Sorrentino, che eseguì la tracheotomia sulla ragazza ricoverata per un ascesso peritonsillare, avrebbe agito in una situazione di emergenza che gli avrebbe impedito di verificare dove fosse la trachea e, comunque, ha aggiunto, «anche se l’intervento fosse stato eseguito correttamente non avrebbe potuto salvare la vita della ragazza perchè le condizioni della paziente erano già irrimediabilmente compromesse».
La situazione di emergenza, ha aggiunto Barberio, si è verificata «dopo che l’anestesista Francesco Costa «nell’intubare la ragazza non aveva previsto le difficoltà per le caratteristiche anatomiche del collo e per il gonfiore provocato dall’ascesso peritonsillare». Costa non è imputato nel processo, ma per lui il pm Fabrizio Garofalo ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo al termine di un supplemento di istruttoria. Il 22 luglio scorso, Costa è stato condannato dal Tribunale di Vibo, insieme ad altre sette persone, in relazione alla morte di un’altra sedicenne, Federica Monteleone, deceduta nell’ospedale di Cosenza dopo una settimana di coma in seguito ad un black out che si era verificato nella sala operatoria dell’ospedale di Vibo Valentia in cui veniva sottoposta a un’appendicectomia. Il processo è stato aggiornato al 15 ottobre.

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