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di GIOVANNI ROSA Ha la voce abbattuta. L’immagine del brutto incidente che lo ha visto protagonista insieme al bambino di 7 anni, è ben stampata nella sua mente.
Probabilmente ha dormito poco. Una notte a pensare e a ripensare a quello che è successo nel suo podere, trasformato in motodromo.
Una cosa però la vuole ribadire. E lo fa con fermezza.
«Quella di sabato – ci ha detto Luciano Terlizzi raggiunto telefonicamente ieri pomeriggio – non era una gara o un’esercitazione. Era semplicemente una giornata sociale. Eravamo un po’ di amici accomunati dalla passione per la moto, che si sono riuniti per passare del tempo insieme. Nessuno poteva immaginare che potesse capitare una cosa del genere».
L’imponderabile, purtroppo è accaduto.
In poco tempo quella che doveva essere una giornata nel segno della spensieratezza e del divertimento, si è trasformata in tragedia.
Lui era a bordo della sua moto una Honda Crs 450. Stava percorrendo il tracciato della pista. Un tracciato che lui conosce bene. Ogni curva, ogni dosso. Non poteva immaginare che dietro quell’ultima curva, c’era il bambino a bordo del suo piccolo motorino.
E’ figlio di un suo amico. «Quest’anno – ci confida – si doveva iscrivere all’associazione».
L’impatto è stato tremendo. Pochi secondi terribili. L’urto scaraventa il bambino a una decina di metri dall’impatto. Lui ha finito la sua corsa su alcune dune poste a protezione del tracciato.
Le condizioni del bambino sono apparse subito gravi. Soccorso da un medico che si trovava sul posto è stato trasportato al San Carlo. Luciano Terlizzi se l’è cavata con una forte contusione al polso. «Domani (stamattina ndr) – torno in ospedale per farmelo curare».
«Sono tornato a casa – ci confida – per sistemare alcune cose».
«Ho 40 anni e da 26 ho la passione per la moto. Prima coltivavamo la nostra passione in un bosco qui vicino. Poi l’idea di vederci e passare momenti spensierati nel terreno che appartiene ai miei genitori. Anche se ne abbiamo viste tante, non mi è mai capitata una cosa del genere». Il terreno che sorge nei pressi della diga del Rendina è stato posto sotto sequestro. Stesso provvedimento per la moto di Terlizzi. I carabinieri cercano eventuali responsabilità.
Terlizzi non vuole aggiungere altro. Fa fatica a parlare. E’ provato dall’incidente e, soprattutto, è preoccupato per la salute del bambino. Come una nenia continua a ripetere: «non era una gara. Eravamo lì solo per passare una giornata sociale…volevamo solo divertirci».

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