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di LEO AMATO Perchè non ha parlato prima? Perchè, se il suo compito era quello di controllare il lavoro del perito incaricato dell’incidente probatorio? Perchè ha lasciato che i reperti passassero di mano ad altri specialisti con il rischio che in tutto questo le prove venissero compromesse? È quello che si chiede il professor Vincenzo Pascali dopo le censure del capo dell’equipe di genetisti della polizia scientifica di Roma. Chi è che si vuole nascondere? Si chiede invece il fratello di Elisa Claps. Domande. Solo domande. Perchè di risposte ce n’è davvero poche. Una l’ha abbozzata la conduttrice di Federica Sciarelli durante l’ultima puntata della trasmissione “Chi l’ha visto?” destinata a passare alla storia della televisione, e a segnare il trionfo definitivo del reality sulla fredda cronaca dei fatti.
Peccato per i tempi risicati dal susseguirsi degli eventi dalla “casa” di Avetrana, che ha ridotto drasticamente il tempo dedicato al giallo di Elisa con il collegamento video di Gildo dalla redazione della Rai di Potenza. Per tutto il pomeriggio di ieri il sito per rivedere su internet la puntata di “Chi l’ha visto?” è stato preso d’assalto da circa 20mila curiosi che hanno mandato in palla il portale della tv di Stato.
In sostanza Federica Sciarelli ha parlato di «un ennesimo schiaffo» alla famiglia Claps. Poi ha aggiunto che dopo quanto successo avrebbero cominciato «a dire tutto», perchè in redazione arriva una quantità di lettere e in tanti si domandano come mai non si sono ancora accorti di questo e di quello. Quindi, per cominciare, i gradi di conoscenza tra il capo dell’equipe di specialisti incaricata dal gip di Salerno per gli accertamenti dell’incidente probatorio e il parroco della chiesa della Santissima Trinità.
La cosa è suonata pressappoco così: il professor Vincenzo Pascali è un dipendente dell’Università Cattolica del Sacro cuore; forse non conosce direttamente i membri dell’Istituto Toniolo che è l’ente fondatore e garante dell’Università (un grado di conoscenza), ma il rettore sicuramente sì (due gradi di conoscenza); presa per buona la prima ipotesi Pascali potrebbe aver conosciuto il vecchio presidente dell’Istituto che è il senatore Emilio Colombo (due gradi di conoscenza); questi a sua volta era un frequentatore abituale della chiesa della Trinità molto vicino anche al parroco dell’epoca della scomparsa di Elisa Claps, Don Mimì Sabia (tre gradi di conoscenza).
È stato impossibile contattare il senatore a vita per chiedergli conferma della circostanza che abbia conosciuto, o meno, il professor Pascali.
Da Roma invece hanno risposto quelli dell’Università, che hanno precisato che l’incarico del gip di Salerno è stato affidato «alla persona», Vincenzo Pascali, e non all’Università, glissando sull’incontro di coordinamento tra periti che si è svolto il 6 agosto proprio nei locali del loro laboratorio di genetica. Non è un fatto indifferente tanto che dai microfoni di “Chi l’ha visto?” Gildo Claps lo ha definito «un episodio irrituale», da mettere in collegamento con il giudizio espresso dal consulente del pm sul lavoro svolto sui reperti. Tanto più che il giorno dopo quell’incontro si sarebbe verificata una fuga di notizie verso la stampa sulla presenza di tracce di sperma su una brandina ritrovata nel sottotetto. Ma a quell’incontro erano presenti anche i rappresentati delle parti, sia per la famiglia Claps che per Restivo, quindi è difficile stabilire da chi sia partita quella dritta.
È più curioso che a rispondere dall’ufficio di relazioni col pubblico dell’Università sia un lucano, che si è stabilito a Roma solo da 13 anni. Spiega che l’ente non risponde a “Chi l’ha visto?” e al massimo valuterà se proporre azioni nelle sedi competenti, e sciorina una piccola parte del curriculum dell’equipe di genetisti della Cattolica, con i casi più eclatanti per cui si sono spese le loro competenze: dal delitto di via Poma, a quello di Cogne, fino alle analisi sulla tomba di San Francesco.
Quindi il teorema descritto dalla tv non si reggerebbe in piedi. Ma c’è dell’altro. Qui però bisognerebbe incrociare i palinsesti e recuperare le dichiarazioni di alcuni cittadini a un altra trasmissione dell’ammiraglia della tv di Stato, dove si è detto che Don Mimì Sabia sarebbe stato «un molestatore» di ragazzine. Di affermazioni di questo tenore se ne sentono tantissime in città, e Federica Sciarelli ha deciso di condividerne una che va per la maggiore. «Danilo Restivo sarebbe stato adottato». Fermo restando che la somiglianza tra Maurizio, l’ex direttore della biblioteca, e Danilo non dimostra chi sia la madre, resta da superare il dato dell’anagrafe per cui l’unico indagato per l’omicidio di Elisa sarebbe nato in Sicilia e arrivato a Potenza già grandicello.
Voci destinate ad amplificarsi e a travolgere quante più persone tanto più spazio verrà lasciato dal lavoro degli investigatori, che stanno cercando di ricostruire quello che è successo. Oggi come è successo già ieri e per tutto il tempo che è trascorso dal 13 settembre del 1993. Senza troppe distinzioni tra assassini, amici, approfittatori e gli stessi investigatori. Sono passati 17 anni ma sembra di essere punto e daccapo.

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