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«Secondo il nostro ragionamento non è questione di “omertà” o “silenzi mafiosi”, ma di una cospirazione criminale di un numero di individui in Italia per proteggere Danilo Restivo permettendogli di trasferirsi dall’Italia all’Inghilterra, che ha causato direttamente l’omicidio di almeno un’altra persona per la quale è stato incriminato dalle autorità britanniche procedenti, e l’omicidio della studentessa coreana Oki».
È questo il fulcro del dossier dell’avvocato Giovanni Di Stefano indirizzato lo scorso 21 settembre al ministro della Giustizia Angelino Alfano nel suo ufficio di Roma in via Arenula. Si tratta del prosieguo di una precedente comunicazione datata 23 maggio.
«Francamente siamo sorpresi – scrive il legale di Omar Benguit, condannato per l’omicidio di Oki Shin nel 2002 a Bournemouth nel Dorset, che è la cittadina inglese dove risiede da qualche anno Danilo Restivo – di non aver ricevuto la cortesia di un riconoscimento, tanto meno una risposta. Dobbiamo presumere che la comunicazione non le è stata inoltrata, perciò per questa volta abbiamo scelto la spedizione con raccomandata internazionale».
In totale sono sette i documenti allegati assieme a tre fotografie. La lingua utilizzata è quella della Regina. Per conoscenza l’avvocato Di Stefano invia al ministro anche una copia delle missive già spedite al Tribunale penale provinciale di Palma di Maiorca in Spagna, il 3 giugno, e al procuratore della Repubblica di Perpignan in Francia, il 5 giugno, più un sommario riassuntivo, l’atto d’incriminazione di Restivo per l’omicidio di Oki Shin, e la richiesta di revisione della sentenza di condanna per Omar Benguit.
«Sottoporre questi atti – prosegue Di Stefano – è a nostro avviso necessario per dettagliare il livello di protezione che Danilo Restivo ha ricevuto in Italia da numerose parti incluse la chiesa Cattolica, la massoneria italiana, e possibilmente la chiesa di Scientology».
L’avvocato ripercorre tutte le tappe della vicenda Claps dal 1993 a oggi con le false piste e i veri e propri depistaggi, che a volte riconduce a imprecisati «membri della famiglia Restivo», come le accuse a Eris Gega, arrestato sul finire di dicembre del 1993 per falsa testimonianza, e rilasciato solo dopo quindici giorni di galera.
Suggestivo un passaggio un po’ più avanti, dove scrive della detenzione di Restivo nel 1994, quando un vigile urbano di Policoro disse in televisione di aver visto Elisa in Albania.
«Dopo queste dichiarazioni – sempre secondo Di Stefano – Danilo Restivo, in carcere e da oltre un mese in isolamento, chiese alla magistratura la revoca del regime di isolamento e intraprese un presunto sciopero della fame. Stesso quella sera i genitori di Restivo chiesero l’intervento del ministro della Giustizia Alfredo Biondi e si appellarono al procuratore generale della corte di Cassazione, al Consiglio superiore della magistratura e al procuratore generale della corte d’Appello per il rilascio di Danilo Restivo».
Per «coincidenza», scrive l’avvocato tra parentesi, Alfredo Biondi «è un sostenitore della chiesa di Scientology assieme a uno dei membri della famiglia Restivo». Poi non si capisce se sia davvero potuta scattare una forma di solidarietà tra fedeli. La cosa viene lasciata lì in sospeso.
Pesanti considerazioni vengono rivolte anche all’avvocato che difende Danilo Restivo, Mario Marinelli, accusato di aver passato il «gusto» (è scritto proprio così, in italiano) che ci si aspetterebbe da chi è impegnato in una difesa.
«Noi crediamo – conclude Di Stefano – che le autorità inquirenti italiane, o qualcuno dei suoi ufficiali, conoscessero bene quanto fosse pericoloso Restivo. Il fatto vero che in tre differenti città (Torino, Rimini, e Potenza) è stato segnalato per aver tagliato capelli alle donne, e che in Inghilterra è continuato questo atteggiamento psicotico, e il fatto che Heater Burnett sia stata ritrovata con dei capelli nelle mani deve aver mostrato alle autorità italiane che Danilo Restivo era estremamente pericoloso, e le autorità inglesi sarebbero dovute essere avvisate propriamente molto tempo prima che gli fosse permesso di uccidere una donna, o più».
In sostanza la partenza di Restivo per l’Inghilterra sarebbe stata la maniera in cui l’Italia si è «liberata del problema lavandosi le mani – «washing of hands» nel testo originale – di una situazione molto pericolosa».
Leo Amato

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