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Sono state deposte alcune corone di fiori a Palazzo del Rio sono iniziate a Locri le iniziative in ricordo del quinto anniversario della morte di Francesco Fortugno, ucciso davanti al seggio allestito per le allora primarie del centrosinistra. Alle manifestazione sono presenti Gianfranco Fini, presidente della Camera e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano; i parlamentari Rosy Bindi, Leoluca Orlando, il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, sindaci ed amministratori comunali e provinciali. «E’ un momento importante – ha detto la vedova Fortugno Maria Grazia Laganà, parlamentare del Pd – e ringrazio tutti coloro che sono presenti per onorare la memoria di Franco». Dopo questo momento l’iniziativa proseguirà con un convegno dedicato ai temi della legalità.
Maria Grazia Laganà, parlamentare del Pd, nel V anniversario dell’assassinio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria torna a chiedere l’individuazione dei mandanti dell’omicidio.
«La memoria è importante – ha detto la Laganà – sia per onorare Franco sia per riaccendere le luci sulla problematiche dei nostri giovani, considerato che il giorno dopo l’omicidio proprio i giovani furono protagonisti di una vera ribellione sociale. E poi in questi giorni stanno succedendo cose interessanti in tutta la Calabria e quindi torno a chiedere ai magistrati e alle forze dell’ordine, dopo l’arresto e la condanna in primo grado degli esecutori del delitto, l’individuazione dei mandanti».
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano considera «importanti i risultati della giustizia che – ha detto – ha saputo individuare, anche se non a titolo definitivo, i responsabili del delitto. Alcuni di loro si trovano al regime carcerario del 41 bis e questo è un messaggio importante per tutto il territorio della Calabria». «Le cosche della ‘Ndrangheta devono sapere che lo Stato è presente e vincente – ha detto ancora Alfano, e lo Stato – ha aggiunto Alfano – reagisce e reagirà duramente a tutti gli attacchi della criminalità organizzata che quindi dovrà considerare sconveniente mettersi contro lo Stato».
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso del convegno «Legalità e…» nell’ambito delle iniziative per l’anniversario dell’omicidiodel vicepresidente del consiglio regionale ha dichiarato: «Francesco Fortugno deve essere sentito come un cittadino d’Italia. Ogni volta che un cittadino viene ucciso dalla mafia – ha aggiunto – sia esso di destra o di sinistra, diventa un martire. Non esistono infatti vittime di serie A o serie B ed è per questo che Fortugno deve essere considerato come un cittadino d’Italia, come un padre. Dando memoria a queste vittime si ha un modo per contrastare la criminalità».
Ha inviato un messaggio all’Onorevole Maria Grazia Laganà invece, il presidente del Senato, Renato Schifani, nel quale scrive: «E’ passato un lustro dall’omicidio di Francesco Fortugno e ancora una volta a nome mio e dell’Assemblea di Palazzo Madama invio il mio commosso pensiero a Te e a tutti coloro che lo hanno amato e apprezzato. La sua uccisione, ingiusta e terribile, ha però rappresentato un momento di svolta nei rapporti tra società civile e criminalità organizzata». «La sua vita e il suo insegnamento – prosegue il Presidente del Senato – hanno saputo diventare il simbolo di tante speranze sopite che, sono certo, apriranno i giovani alla giustizia, alla responsabilità e alla solidarietà contro ogni forma di prepotenza, per affermare la forza del diritto e della vita sulla violenza mafiosa. Nessuna lotta alle mafie può essere vinta dalle sole forze della Magistratura e della Polizia: il crescente e coraggioso contributo della popolazione e dei giovani in particolare, il nostro desiderio di un mondo più giusto dove nessuno ha il diritto di minare il diritto alla libertà e alla serenità delle coscienze, sarà – conclude il Presidente Schifani – la linfa della prossima, certa, strada di riscatto dalla prevaricazione mafiosa. nel ricordo che oggi portate di Lui».

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella ricorrenza del quinto anniversario dell’omicidio del Vice Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, ha inviato alla moglie, Maria Grazia Laganà, un messaggio di commosso omaggio alla memoria del marito «che ha pagato con la vita la sua attività al servizio delle Istituzioni. L’iniziativa di commemorare Franco Fortugno – scrive il capo dello stato – costituisce occasione per riaffermare l’impegno di tutti i soggetti istituzionali, di tutte le forze politiche e sociali contro la pervasiva presenza di sodalizi criminali, le cui strategie si insinuano nella società, minandone la vita democratica, la coesione e il progresso. A questo impegno comune occorre affiancare una costante azione di diffusione della cultura della legalità. Accrescere, soprattutto nelle nuove generazioni, la consapevolezza dell’importanza del rispetto delle regole della convivenza civile, con il rifiuto e la denuncia di ogni forma di violenza e di sopraffazione, contribuisce a dar forza all’azione di contrasto di quei fenomeni e a favorire quella vasta mobilitazione civile di cui ha bisogno il Paese per vincere la lotta contro tutte le mafie». Il Capo dello Stato, nel rinnovare alla signora Laganà e ai figli, i «sentimenti di partecipe e solidale vicinanza», ha rivolto un caloroso saluto al Sindaco di Locri, e a tutti i presenti alla odierna cerimonia in ricordo di Francesco Fortugno.

UNA FONDAZIONE INTITOLATA A FORTUGNO
«La fondazione Fortugno sarà presto costituita». Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, intervenendo al convegno «Legalità è?» in corso a Locri per l’anniversario dalla morte del vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno. Talarico ha aggiunto che «negli ultimi anni molto è stato fatto contro la criminalità organizzata con arresti e confische di beni, ma ancora molto altro resta da fare. Bisogna sostenere il lavoro di magistratura e forze dell’ordine e il Consiglio regionale sarà sempre al fianco di chi combatte la criminalità». Il presidente Talarico ha anche sostenuto che «oltre alla repressione bisogna coltivare in ogni modo la cultura della legalità».

ERA IL 16 OTTOBRE DEL 2005
770Furono cinque i colpi di pistola esplosi da distanza ravvicinata contro Fortugno, da un uomo a volto coperto. I fatti risalgono al 16 ottobre del 2005 nell’androne di palazzo Nieddu, a Locri dove era stato allestito il seggio per le primarie dell’Unione che avrebbero designato Romano Prodi candidato alla presidenza del consiglio dei ministri. Fu ucciso così il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, esponente della Margherita. In Corso Vittorio Emanuele, nel centro cittadino di Locri, avrebbero agito forse in due, anche se uno solo avrebbe affrontato Fortugno. Ai funerali del consigliere regionale della Margherita partecipò anche l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. La pista seguita dagli inquirenti ha portato quasi subito tra gli affari della sanità calabrese. Fortugno, infatti, era stato anche primario del pronto soccorso di Locri prima di essere eletto e si occupava dei problemi del settore sia da politico che da sindacalista. Al suo posto subentrò Domenico Crea, primo dei non eletti, finito in manette nel 2008 nell’ambito dell’operazione antimafia «Onorata sanità» che, tuttavia, non risulta indagato nelle indagini sull’omicidio dell’esponente politico. Dopo cinque mesi di indagine vennero individuati i presunti colpevoli dell’omicidio e nove persone finirono in manette nell’ambito dell’operazione denominata «Primavera»: Vincenzo Cordì, 49 anni, Domenico Novella, 30, Antonio Dessì, 24 anni, Gaetano Mazzara, 42 anni, Salvatore Ritorto, 27 anni, Domenico Audino, 27 anni, Carmelo Crisalli, 26 anni, e Nicola Pitari, 27 anni, tutti di Locri. Ai primi quattro il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere. Per loro le accuse variano dall’associazione di tipo mafioso all’omicidio e alla rapina a mano armata. In particolare, Salvatore Ritorto è accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio del dirigente della Margherita. Poco tempo furono arrestati anche Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, rispettivamente caposala ed infermiere in un ospedale di Locri, accusati di essere i mandanti dell’assassinio di Francesco Fortugno. Un’inchiesta complessa, tinta di giallo con il suicidio, il 15 ottobre 2007, del collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, uno dei due pentiti che hanno permesso di arrestare i presunti mandanti dell’assassinio. Il 2 febbraio 2009 la sentenza di primo grado nel processo per la morte di Fortugno condanna all’ergastolo gli imputati ritenuti esecutori materiali: Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino. La prossima udienza d el processo di appello è fissata per il 25 ottobre.

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