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di FRANCO CRISPINI
L’onda d’urto della forza politica nata nel lontano ’92 è stata inarrestabile e la potenza attrattiva che si è venuta dispiegando e sviluppando su larghissimi strati sociali ha prodotto cambiamenti profondi ed ha dato all’ideatore e fondatore, a Berlusconi, l’aureola di un personaggio singolare ed inedito nella storia politica del nostro Paese. Quante cose hanno concorso ad aprire una nuova pagina politica, come e con quali mezzi e su quale terreno, la scelta elettorale di un popolo è rimasta galvanizzata da quel fenomeno che si è chiamato berlusconismo, è ancora tutto da analizzare adeguatamente, da approfondire con gli strumenti propri della ricerca sociologica e politica, ma anche con una buona dose di penetrazione psicoanalitica, visto il tipo di legame stretto col Capo dal suo popolo. Certo la opposizione per contrastare sul piano politico quel fenomeno che per quindici anni è andato accumulando effetti tali da incidere fortemente sul tessuto civile, culturale, morale, istituzionale, economico del nostro Paese, non può intrattenersi in quel tipo di studio e ricorrere unicamente a quegli strumenti diagnostici per capire in qual modo si è formata attorno al “progetto” del Cavaliere una vincente spinta egemonizzante, sebbene a questo non si possa e debba rinunciare almeno per avere più chiaro il bersaglio: ancora più pressante è sicuramente il bisogno di recuperare tutto quel vasto terreno sul quale restano inappagate le aspirazioni della gente che il Cavaliere sa intercettare sfruttando tutto il fondo emotivo che le accompagna, dando voce a frustrazioni e desideri, facendosi interprete di una “volontà sovrana” che ogni volta misura con i suoi infallibili sondaggi. Non è facile, anche dopo essersi resi conto di tutto quello che ha originato e continua a mantenere quasi inalterato il grande successo del berlusconismo, trovare la via giusta per spostare le tante, tantissime, implicazioni e barriere sociali, culturali, morali, dietro cui c’è una parte di Italia che sembra avere gli occhi bendati, che forse aspetta di essere smagnetizzata, di essere affrancata dal suo idolo mediante terapie che sono poi tutte da definire. La strada che si è presa in Parlamento e sulla piazza è quella senza risparmio di colpi ma con accentuazioni ed esasperazioni che con Idv e Di Pietro si è venuta configurando come uno scontro frontale, un antiberlusconismo esasperato che poi in ultimo finisce per indispettire anche chi è costretto a prendere atto di tutto il marcio che viene fuori e obnubila quel ch il berlusconismo può contenere di sostanza politica. C’è di più, la pratica dello scontro frontale, gridato, espresso con un linguaggio rude e rabbioso, non solo non smuove minimamente quel blocco di interessi e di emozioni di tanta gente nemmeno sfiorata dalla scandalosità degli “affari” molteplici del Cavaliere, per quanto crea problemi, genera inquietudini, scontentezze nella stessa area della Sinistra che tenta di muoversi su di una linea di alternativa, di proposta politica, senza fare sconti ma mantenendo la sfida sulle soluzioni da dare ai drammatici problemi del Paese. Il composito fronte delle opposizioni non sembra finora avere seriamente scalfito il molosso berlusconiano; non lo ha fatto e non lo fa Casini, sempre in bilico, il quale è stato ed è pur sempre una “costola” della “confraternita” berlusconiana, tanto meno potrebbe riuscirvi Fini nel suo intento di dare corpo e senso ad una nuova Destra che si sta rivelando invece ondeggiante, ambigua (darà approvazione definitiva al Lodo Alfano costituzionalizzato, uno scudo “retroattivo” per il Capo del governo che ne ha tanto bisogno?) per cui al momento è pochissimo utilizzabile (si impegnerà per mutare la legge elettorale?) in una comune lotta alla deleteria politica del Cavaliere. Dai martellamenti e le pesanti invettive (Berlusconi “stupratore della democrazia”) che costituiscono la versione estrema, viscerale, ed anche più suggestiva dell’antiberlusconismo, che può contare su di una istintiva avversione che si ritrova al fondo degli attacchi furibondi del leader di Idv Antonio Di Piretro, ne sta scaturendo una straordinaria velenosità che carica di forti tensioni il clima politico, ma non sembra discenderne anche un affetto che porta alla esplosione del sistema berlusconiano. Se il guerreggia mento di Di Pietro paga quanto a tener desto nel Paese uno stato di allarme per la vita democratica stessa , non basta tuttavia a causare in via primaria una crisi del berlusconismo la quale sta avendo più che altro fattori endogeni di sgretolamento fino ad una prevedibile catastrofe finale. Né per sconfiggere quel “mostro” sociale dai mille tentacoli può venire molto da velleitarismi assemblearistici verso i quali la gente rimane estranea poiché capisce bene che iniziative barricadiere volgono lo spazio del mattino ed esaurisco il loro significato nell’essere soltanto dimostrative, anche se non si sa bene di che cosa. Ci vuole altro perché si passi da un antiberlusconismo che si consuma in fiammate di insulti, che fa il conto di tutte le strette che vanno portando verso un insopportabile regime, ad un impegno di rafforzamento e di rimotivazione di un fronte democratico che sappia capire meglio e di più le malattie di cui soffre il Paese e ne veda bene le cure necessarie .E’ necessario che il legittimo desiderio di liberarsi di una tirannia non conduca in un vicolo cieco.

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