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Per Denise, figlia di Lea Garofalo, la testimone di giustizia che, secondo la Dda di Milano, è stata uccisa ed il corpo sciolto nell’acido dall’ex convivente Carlo Cosco, la Dda di Catanzaro ha chiesto un programma di protezione speciale e alla Prefettura di Crotone, di avviare misure urgenti per la sua vigilanza.
A comunicarlo è stato il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli (nella foto). Le richieste sono già state inviate alla Commissione centrale sui programmi di protezione ed alla Prefettura.
Borrelli ha anche riferito che dopo la richiesta di ammissione al programma di protezione per Lea Garofalo e la figlia, avanzata il 12 febbraio 2003, all’inizio della collaborazione della donna con gli inquirenti, la Dda di Catanzaro ha più volte fornito alla Commissione gli elementi integrativi richiesti per mantenere attivo il servizio.
L’unica integrazione che la Dda non ha potuto mandare, ha aggiunto Borrelli, è quella relativa agli arresti effettuati sulla base delle dichiarazioni della donna. L’inchiesta avviata dopo l’inizio della collaborazione di Lea Garofalo, infatti, fu archiviata senza che fossero emesse ordinanze di custodia cautelare.

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