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di ROSSELLA MONTEMURRO
«NON si può offrire per carità ciò che è dovuto per esigenze di giustizia e di dignità umana».
E’ una delle considerazioni sul XX Rapporto sull’Immigrazione presentato ieri pomeriggio a Matera, in contemporanea con altre 16 città italiane, dall’ufficio regionale “Migrantes” della Caritas diocesana nella struttura “La Tenda”.
Alla presenza di Michele Basanisi (delegato regionale della Caritas), Rocco Di Santo (sociologo), estensore della parte del dossier riguardante la Basilicata, don Filippo Lombardi, direttore della Caritas e del Vescovo della diocesi di Matera-Irsina, monsignor Salvatore Ligorio, delegato dalla conferenza episcopale di Basilicata per la pastorale dei migranti, sono stati illustrati i dati del dossier.
«E’ un evento importante, il dossier è nato negli anni Novanta – ha ricordato il moderatore della conferenza Domenico Infante – grazie al “prete degli immigrati”, direttore della Caritas diocesana di Roma monsignor Luigi Di Liegro.
E’ un lavoro enorme, la Caritas è il braccio concreto della solidarietà che la chiesa mette in campo».
Basanisi ha ricordato che al sottotitolo del dossier, “per una cultura dell’altro”; andrebbe aggiunta la frase “per una coscienza dell’altro”.
«Perché spesso – ha detto – i poveri e gli immigrati sono figure invisibili.
L’immigrazione, invece, è un’occasione per conoscere una risorsa, una ricchezza da parte dell’Italia.
Manca nella nostra società quella giusta comprensione che permette di non considerare l’immigrazione una nemica.
Inoltre – ha proseguito – va inquadrata nel contesto demografico e socioeconomico.
Infine, il rapporto tra le strutture pubbliche e il volontariato, in tema di immigrazione non può andare avanti come concorrenza ma deve inserirsi in un quadro di collaborazione».
Gli immigrati, è stato sottolineato, sono impiegati in quei settori produttivi considerati inappetibili dagli italiani: per questo, il nostro Paese senza immigrati sarebbe impossibilitato ad affrontare il futuro.
«La presenza degli immigrati nella realtà della Basilicata – ha detto Di Santo – riesce a contenere il gap con i lucani che sono costretti a emigrare».
La comunità più popolosa è quella dei romeni (38%) seguita dagli albanesi (12%), marocchini (10%), ucraini (6%), cinesi (5%) e indiani (3%).
«A Rotondella si registra uno dei tassi più alti in termini di presenza di stranieri. – ha aggiunto DI Santo – Su 2900 residenti, infatti, 219 sono immigrati».
In un contesto simile è indispensabile, ha sottolineato monsignor Ligorio, dimostrare spirito di accoglienza perché solo creando pluralità si cresce: «Non si tratta di fare un gesto di carità, è giustizia.
E, per fortuna, la grande umanità è la ricchezza della nostra regione».
All’inizio del 2010 l’Istat ha registrato 4 milioni e 235mila residenti ma, secondo la stima del Dossier, includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti seppure non iscritte in anagrafe, si arriva a 4 milioni e 919mila (un immigrato ogni 12 residenti).
Basinisi ha ricordato che meno alto è il livello sociale delle persone maggiore è l’accettazione.
Don Filippo Lombardi ha relazionato sulla situazione di Metaponto: «E’ un luogo di passaggio in cui giungono gli immigrati richiedenti asilo ma, per il fatto che non sono integrati, non hanno una casa, rischiano di diventare una presenza fastidiosa.
Bisogna fare uno sforzo in più per garantire loro una forma diversa di accoglienza».
Alla fine, Basanisi, ha concluso gli interventi con una provocazione: «Perché le coppie straniere non hanno diritto al bonus bebè o gli immigrati non possono iscriversi al Sistema sanitario nazionale?».

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