X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

Risolto finalmente il giallo sulla scomparsa del quadro di Ligabue, lasciato in eredità dal regista Virgilio Sabel al Comune di Ricadi, centro sulla costa vibonese, dove l’artista visse parte della sua vita sua vita e morì.
A consegnarlo al comandante della stazione dei carabinieri di Spilinga, Vincenzo Boerio, che ha informato subito il comandante della Compagnia di Tropea Francesco Di Pinto, il figlio dell’allora sindaco Francesco Laversa, deceduto qualche anno addietro, dopo una ricognizione nell’ufficio del defunto genitore. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalla popolazione non solo per il valore economico dell’opera ma per il suo valore storico. Sabel infatti oltre al quadro, al Comune di Ricadi lasciò tutti i suoi beni, compresa la villa di Roma con tutti gli arredi. Sono ancora in molti, nel circondario di Vibo Valentia, a ricordare Virgilio Sabel.
Il regista era nato a Torino, nel 1920. Verso la fine degli anni Cinquanta, innamoratosi del paesaggio di Capo Vaticano visitato in occasione della realizzazione di un cortometraggio, si fece costruire una casa, ristrutturando una tipica «pagghialora», sull’estrema punta di Capo Vaticano a pochi passi della dimora dello scrittore Giuseppe Berto, trasferendovi anche la residenza. Da lì il «torinese», come veniva chiamato, continuò la sua attività di regista e sceneggiatore. L’amore per quei luoghi incantevoli, a strapiombo sul mare, Sabel lo manifestò fino alla fine dei suoi giorni. Infatti, quando il 7 luglio del 1989 morì, venne sepolto nel piccolo cimitero di San Nicolò di Ricadi, accanto alla tomba dello scrittore Giuseppe Berto. Qualche tempo prima, dinnanzi ad un notaio, aveva nominato eredi di tutti i suoi beni quella che ormai da tempo chiamava la sua seconda terra: Ricadi. Nell’aprile del 2004 sulle pagine Cultura e Spettacoli de «Il Quotidiano», veniva pubblicato un articolo, di Domenico Mobilio, che informava di «un autoritratto di Ligabue lasciato in eredità dal regista al comune di Ricadi», mentre Giuseppe Braghò, qualche giorno addietro, in un articolo apparso su ‘Calabria Orà, ritornando sull’argomento aveva rivolto un appello alla Procura della Repubblica affinchè intervenisse sulla vicenda. Sabel frequentava la zona di Capo Vaticano, la casa dell’amico Berto e la famosa baracca di Reginaldo D’Agostino, pittore, scultore, liutaio, musicista, artista completo di Spilinga. Per lo stesso D’Agostino, Sabel girò anche un documentario per la Rai.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE