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di NUCCIO FAVA
“Il nipote del Negus” è il titolo di un gustoso racconto di Camilleri ambientato a Vigata negli anni del fascismo. Anche per la giovane marocchina minorenne presentata come nipote di Nasser e – con insolita procedura – fatta rilasciare dalla questura di Milano su intervento di Palazzo Chigi, si potrebbero svolgere amare considerazioni su una certa concezione del potere che attraversa la storia d’Italia sotto i diversi regimi. Sta qui la vera differenza rispetto agli altri paesi dell’occidente, dove i capi di stato possono anche commettere discutibili episodi nella propria vita privata, ma non possono assolutamente mescolarli con disinvoltura e sfrontatezza al loro ruolo istituzionale. Elettori e opinioni pubbliche non lo consentono e basterebbe ricordare le dimissioni di Nixon o la vicenda Monica di Bill Clinton che chiede scusa in lacrime di fronte a tutta l’America. Da noi si vorrebbe fare apparire persecuzione mediatica occuparsi dei festini erotici di Arcore officiati dai cerimonieri Emilio Fede e Lele Mora e inoltre presentare come frutto di incontenibile bontà l’intervento del presidente del Consiglio a favore di una “povera” minorenne marocchina alla prese con problemi di droga e accusata di furto. Del resto a prelevarla presso la questura di Milano aveva provveduto una consigliere regionale eletta nel listino del presidente Formigoni, su decisione di Berlusconi che le affidava la cura delle sue gengive! Accade lo stesso del resto per gli avvocati del Cavaliere che approdano nelle aule parlamentari. Definire tutto questo “monnezza”, come ha fatto il presidente del Consiglio in visita con Bertolaso sui luoghi del disastro napoletano, è sacrosanto ed efficace. Ma a condizione di riconoscere – come diceva il grande Eduardo – che la “monnezza” viene per così dire da dentro, è dentro le istituzioni e comincia dalla classe politica che ci governa, che annuncia miracoli, che scarica sempre sugli altri colpe e responsabilità. Mentre Berlusconi proseguiva il suo show emergenziale e annunciava che “in tre giorni tutto sarebbe stato pulito”, il Governatore della Banca d’Italia avvertiva che la disoccupazione ha raggiunto il picco dell’undici per cento e che il Paese è attraversato da una paura sempre più diffusa per il futuro.

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