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GRANDE prestazione doveva essere e grandissima prestazione è stata. Si era detto alla vigilia che la Medical Center avrebbe dovuto tirar fuori il meglio per fare risultato contro il Corigliano, ma Di Tommaso e soci sono andati oltre. Hanno surclassato gli avversari con una prestazione praticamente impeccabile, giocando una gara tatticamente perfetta nella quale non hanno concesso alcuna chance ai calabresi di rialzare la testa. «Dovremo lavorare molto bene in battuta – aveva detto alla vigilia coach Draganov – e dovremo esser bravi a colpire i loro punti deboli, perché sicuramente ne hanno e li conosciamo bene». Tra il dire e il fare, stavolta il passaggio è stato automatico. La Virtus è stata cinica nell’evitare il libero Viva in battuta e nel far spostare il posto quattro che si trovava in prima linea. In attacco, poi, i potentini sono passati con buona continuità. Al di là della prestazione dei centrali, a impressionare è stata la prolificità di Figliolia, chiamato in causa spesso da Di Tommaso: la pipe dello schiacciatore venuto dalla Campania ha quantomeno sorpreso la squadra di Nacci che non solo non è riuscita mai a prenderla, ma raramente è riuscita a vederla. Ma accanto alla prestazione di Figliolia va rimarcata la presenza fondamentale di un Gianluca Nuzzo che, dopo i 41 vincenti nel derby, era atteso ancora a uno score “pesante”. Ma i suoi dieci punti non devono trarre in inganno: l’opposto di Tricase ha attaccato pochi palloni e soprattutto ha saputo mettere a terra un attacco di fondamentale importanza nell’unico momento nel quale si è percepita la sensazione che l’inerzia del match potesse cambiare. E’ successo sul 18-16 e probabilmente è sfuggito ai più, ma a quel punto la Medical Center aveva accusato un parziale negativo di 1-6 (dal 17-10) con l’unico punto incamerato per un attacco out di Diaz e soprattutto aveva subito quattro muri in sette azioni. Per un attimo Di Tommaso pareva aver smarrito il filo del gioco e anche su quell’azione del 18-16 la sua alzata non era da manuale, ma il tocco di Nuzzo a sfruttare il muro avversario aveva il potere di spezzare la serie positiva del Corigliano e di ridare fiducia alla sua squadra, come confermato dal successivo muro di Ferraro su Porcello. A proposito di muro, ecco il capolavoro della Virtus: diciassette vincenti nel fondamentale contro una squadra forte in attacco e che fa proprio del muro una delle armi migliori. Insomma, la vera differenza fra le due squadre in campo è stata questa: da una parte il Corigliano, con i singoli che parevano andare quasi ognuno per proprio conto, dall’altra i ragazzi di Draganov, capaci di mettere da parte lo score personale per fare esattamente quello che serviva alla squadra. Se svolta doveva esserci, a meno di ricadute, dovrebbe essere proprio quella giusta. Con la mente sgombra da ansie inutili e con ulteriori margini di crescita sicuramente preventivabili, la Medical Center c’è e può giocarsela fino in fondo.

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