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di ANNA MARTINO
POTENZA – Rete ospedaliera: la scelta che può determinare il successo o l’insuccesso di un sistema sanitario.
A dirlo è l’assessore regionale alla Sanità Attilio Martorano durante l’introduzione al terzo incontro – moderato dal direttore de “Il Quotidiano della Basilicata” Paride Leporace – degli “Stati generali della salute”, l’iniziativa promossa dallo stesso assessore per coinvolgere gli operatori del settore nella messa a punto del nuovo piano sanitario regionale. Qual è il modello della rete ospedaliere della regione Basilicata? «Sicuramente un modello che ha delle sue eccellenze – afferma il direttore generale dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza Giovanni De Costanzo – e che deve tener conto delle linee guida dettate a livello nazionale. Una rete – continua – costituita da tante reti equivalenti, dei nodi interregionali di patologia che permetta al paziente di essere curato presso il nodo più vicino della rete». L’idea di fondo, come ha sottolineato Ragnar Gullstrand, esperto Agenas, è «concepire il governo della domanda non come una cosa economica ma come una cosa umana» che si tradurrebbe, concretamente «nel prendersi in cura una persona e non nell’offrire un servizio ambulatoriale». Si eviterebbero, così, «ricoveri inutili, flussi migratori» che, secondo l’analisi effettuata da Gullstrand, riguarderebbero trasversalmente il paese. Il modello che offre Gullstrand tiene conto di due aspetti diversi della rete ma collegati tra loro: il territorio e l’emergenza.
«Se viene gestito bene il secondo – dice – sarà facilitato il compito del primo». E poi, il bacino di utenza. L’analisi in questione, per esempio, ha stimato che al di sotto dei 200 mila abitanti è impensabile avere un reparto di chirurgia di urgenza così come un reparto di chirurgia pediatrica per un bacino al di sotto dei 4 milioni di abitanti, a meno che non si ci siano accordi di confine. Questo il modello suggerito, la cui applicazione, come ovvio, «è una scelta politica». Così come è una scelta politica tener conto della fotografia della rete ospedaliere in Basilicata scattata da un monitoraggio condotto per tutte le regioni italiane da Carlo Perucci, direttore scientifico del programma nazionale Esiti. Le aree di analisi maggiormente coperte sono quelle cardiovascolari, chirurgiche, maternità e patologie dell’anziano. A Potenza, nel 2008, sono stati effettuati 110 baipass aortacoronaici con una percentuale di mortalità a 30 giorno dal ricovero pari al 4 per cento, ovvero 60 per cento in più rispetto alla media nazionale. Infarto: al San Carlo sempre nel 2008 si sono verificati 200 episodi di infarto con mortalità del 21,2 per cento (74 per cento in più rispetto alla media nazionale) dopo 30 giorni successivi al primo ricovero. Angioplastica: per i cittadini residenti nel potentino, 1 su 4 ha la possibilità di subire un angioplastica a 48 ore dal ricovero, contro1 ogni 10 dei residenti che abitano altre zone della regione. Gli esiti più deludenti riguarderebbero le operazioni al femore, molto diffuse negli anziani, e i parti cesarei. Tra tutte le aree regionali, quella che in questo settore ha dei risultati migliori è Potenza con il 25 di probabilità di operazioni al femore entro 72 ore dalla frattura. Cesarei: in Basilicata risulta il 36 per cento di parti cesarei. Particolarmente rilevante il dato relativo all’ospedale di Policoro dove, nel 2008, su 300 parti abbiamo il 60 per cento di cesarei. Ospedalizzazione: la Basilicata è al di sotto della media nazionale, con 2,22 ricoveri ogni 1000 abitanti l’anno. «La fotografia – precisa Perucci – ancora deve essere discussa e analizzata, in modo da capire eventuali errori. È una sorta di prima esercitazione, che mi auguro diventi strumento fondamentale per un’operazione di revisione sia sanitaria che amministrativa».

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