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Natale Sposato, di 35 anni (nel riquadro) assassinato il 26 settembre del 2008 ad Acri, è stato ucciso per un furto di noci. E’ quanto emerso dalle indagini dei carabinieri di Rende che questa mattina, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Procura di Cosenza, hanno sottoposto a fermo di pg, Ferdinando Gencarelli, di 50 anni, impiegato all’ufficio tecnico del comune di Acri, ritenuto l’autore dell’omicidio di Sposato.
La vittima era conosciuta dai suoi compaesani come «Lupin», per la sua propensione a compiere furti di modesta entità anche ai danni di familiari e parenti. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, Sposato, il giorno prima di essere ucciso, avrebbe rubato delle noci in una proprietà di Gencarelli per poi cederle per 15 euro ad un venditore ambulante. Gencarelli, che aveva già subito numerosi furti, il giorno successivo, ha avuto una violenta lite con Sposato e la sera, poco prima di mezzanotte, secondo l’accusa, lo ha ucciso sparandogli due colpi di fucile calibro 12.
Inoltre sarebbe emerso che alcuni investigatori, che hanno seguito nella prima fase il caso dell’omicidio di Natale Sposato, sarebbero intervenuti per inquinare le indagini. ad affermatlo è il procuratore di Cosenza, Dario Granieri, spiegando perchè, sono stati necessari «due anni di indagini e un non modesto impiego di energie investigative» per giungere all’identificazione del presunto autore, «pur a fronte di un omicidio non di mafia».
«L’attività investigativa – ha riferito Granieri – si è scontrata con un complesso di situazioni che hanno ostacolato il tempestivo accertamento dei fatti e l’identificazione del responsabile. Alcuni di tali interventi inquinanti sono pervenuti anche dagli stessi ambienti investigativi preposti, almeno inizialmente, al concreto svolgimento delle indagini. Non è certamente un caso che sulla vicenda si sia cominciato a far luce quando l’Arma dei Carabinieri, d’intesa con la Procura, ha destinato a questa indagine un pool ristretto di investigatori appartenenti al Comando provinciale ed alla Compagnia di Rende». La ricostruzione dei fatti è stata possibile grazie «alla determinazione ed all’acume investigativo degli inquirenti» e le fonti di prova si basano su alcune dichiarazioni, sulle intercettazioni, sui risultati della consulenza balistica e sull’accertamento «di un sicuro ed evidente movente in capo al presunto assassino, che aveva subito molteplici furti ad opera dello Sposato». Le indagini, ha riferito Granieri, proseguono per «chiarire compiutamente le situazioni di inquinamento probatorio, motivazioni e responsabilità».
Ad ostacolare le indagini sono stati anche gli stessi familiari della vittima ed al contesto sociale in cui viveva Sposato, caratterizzato da «un’assoluta reticenza e chiusura verso ogni forma di collaborazione». Anche i più stretti congiunti, gli amici ed i vicini di casa della vittima, ha riferito Granieri, hanno «eretto un inspiegabile e impenetrabile muro di omertà, quasi che fosse un omicidio di criminalità organizzata». Secondo quanto emerso dalle indagini, addirittura, molti dei parenti hanno visuto l’omicidio di Sposato «come un’autentica liberazione».

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