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di ENRICO MAZZEO*
ANCORA una volta tutte le componenti dell’Università della Basilicata hanno voluto evidenziare il loro disagio per la situazione creatasi. Vedere insieme, accomunati nella medesima protesta, studenti e docenti sia effettivi che precari, è un segnale importante del malessere che le componenti della scuola stanno vivendo in conseguenza della cosiddetta riforma Gelmini che, con i tagli già effettuati, danneggia, oltremisura, la scuola di ogni ordine e grado. Dall’istruzione elementare fino all’università si avverte questa spiacevole condizione, poiché la riforma proposta non è lungimirante ma penalizza, oltremisura, oltre che gli studenti l’intera comunità lucana. La Riforma sottolinea una progettazione miope, incapace di coniugare le giuste istanze sociali della scuola con i modelli, competitivi, del mondo del lavoro. Suscita profonda preoccupazione, inoltre, lo svuotamento dell’autonomia scolastica con l’impoverimento dell’offerta formativa, con conseguenti e deleteri tagli agli organici. I docenti e gli studenti con le manifestazione e le proteste di questi giorni, vogliono evidenziare che una delle priorità necessarie, per un futuro migliore delle nuove generazioni, è quella di tutelare l’istruzione e la formazione. Ribadisco il concetto già espresso in altre occasioni e cioè che i docenti, i giovani e gli studenti vanno ascoltati, soprattutto da coloro che, detenendo potere decisionale politico e avendo avuto il mandato dai cittadini, per gestire la “cosa pubblica”, devono dare risposte esaustive ed indicare strategie e percorsi ottimali ed offrire la speranza di un domani migliore. La penalizzazione dell’Università della Basilicata sarebbe un segnale preoccupante non solo per il mondo accademico, ma per l’intera regione perché vedrebbe un ulteriore impoverimento oltre che culturale, anche economico di un territorio, già pesantemente colpito dal periodo di crisi. Smobilitare o limitare l’offerta formativa dell’Ateneo lucano significherà la certa “emigrazione culturale” dei nostri figli, con nocumento sociale e culturale, oltre che con notevole dispendio di risorse economiche, da parte delle famiglie. Io accolgo l’appello lanciato dall’Università e dalle sue componenti e penso che Noi come classe dirigente di questa regione dobbiamo assolutamente prendere atto delle difficoltà puntualizzate nei giorni scorsi, con la provocatoria lezione svoltasi sotto i portici di piazza Mario Pagano. Bisogna necessariamente che la Regione si faccia carico di questa situazione critica, che vede il Governo Centrale distratto, per invertire il trend negativo che paralizza la Basilicata. E’ necessario, comunque, intervenire con celerità, onde non poter rimpiangere il tempo perduto”.

*Presidente Gruppo consiliareregionale Italia dei Valoridi Basilicata

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