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di ALBERTO VIRGILIO
QUALE sia in definitiva il senso della vita è una domanda che ha sempre impegnato ogni disciplina e soprattutto la filosofia. Ogni persona umana è naturalmente stimolata a chiedersi il significato e il ruolo della sua esistenza, anche per orientare i suoi comportamenti individuali e sociali in coerenza con quella risposta. In questa fondamentale ricerca bisogna muovere dalla premessa che non è possibile considerare la vita senza alcun riferimento alla sua fine. Il transito tra la vita e la morte non è infatti quasi mai un fenomeno istantaneo perchè, tranne casi eccezionali, avviene progressivamente lungo tutto l’arco dell’esistenza, con forte accentuazione negli ultimi anni. Su questa realtà fisiologica e psicologica si è sempre soffermata la riflessione degli uomini di pensiero. Nelle “Lettere a Lucillo” (1, 2) il grande filosofo latino Lucio Anneo Seneca così scriveva: “In questo ci sbagliamo , nel vedere la morte avanti a noi, come un avvenimento futuro, mentre gran parte di esso è già alle nostre spalle. Ogni ora del nostro passato appartiene alla morte.” La stessa affermazione, non allegra ma realistica, si trova in molti altri pensatori, sicchè essa costituisce un dato concreto che caratterizza il rapporto tra l’esistenza umana e la sua fine. Anche sulla base dell’esperienza di ogni persona anziana resta confermato questo lento distacco dalla vita, in tutte le sue manifestazioni , che toglie al nostro organismo, giorno dopo giorno, tutti i segmenti di vitalità per avviarlo alla totale e definitiva cessazione. Nell’età verde, a cominciare dall’adolescenza ma anche nella maturità, l’idea del tramonto è quasi del tutto assente nella coscienza perchè la giovinezza e successivamente gli impegni delle attività lavorative formano una preziosa barriera contro la consapevolezza del destino finale. Nella fase dell’anzianità la situazione si capovolge. L’interesse per tutto il mondo che ci circonda va gradualmente scemando per far posto al pensiero della morte , che diventa sempre più vicina nel tempo e nello spirito. Comincia in tale fase il cammino, più o meno lungo, che ci separa dall’ultima stazione del viaggio terreno. Questa sensazione trova fondamento nell’affievolirsi dei rapporti umani, quando questi si restringono con grande frequenza, cioè quando cessano di fatto le relazioni con gli amici e i conoscenti, quando diradano le telefonate e ogni altro mezzo di comunicazione. Subentra così uno stato di solitudine che più propriamente si chiama isolamento. La frattura che si frappone tra gli anziani e il resto del contesto sociale fu mirabilmente descritta dal grande moralista francese François De La Rochefoucauld con questa constatazione: “Davanti a loro non vedono più che dolori, malattie e deperimento. I più fortunati sono ancora tollerati, gli altri disprezzati. Essi dimenticano il mondo, il quale non domanda di meglio che dimenticarli”. Parole amare, che purtroppo trovano piena conferma nella realtà. I più fortunati, secondo la citazione ora riferita, hanno il conforto della strettissima cerchia dei congiunti più cari e anche il sollievo di qualche raro amico che non conosce la legge dell’abbandono e della dimenticanza. E’ certamente un dato favorevole ma non sufficiente per rendere sopportabile lo stato di depressione e di angoscia che invade la coscienza dell’anziano. Oltre alle sofferenze fisiche, egli si sente inutile a sè stesso e tanto meno agli altri, diventa un peso per i familiari, i quali si sforzano in ogni modo di alleviargli il quotidiano travaglio con mille premure, ma le loro azioni restano soltanto un tentativo che il più delle volte risulta completamente vano. Il pensiero e il sentimento dell’anziano trovano un sollievo soltanto nel grande legame di affetto per i propri cari, verso i quali si concentrano tutte le speranze perchè siano sempre felici e immuni da ogni sofferenza o contrarietà. E’ l’unica aspirazione che fa sopportare l’ultimo tratto del cammino terrestre! Gli anni passati, dalla giovinezza in poi, si rinnovano nel ricordo come tanti fotogrammi, ora tristi e ora lieti, di un tempo ormai lontano, che continua a suscitare solo rimpianti e malinconiche nostalgie. Come è vero che il vecchio muore ogni momento nel corso dei suoi residui giorni! Questa è la constatazione (se si vuole, la confessione) che mi sento di esprimere alla mia età avanzata!

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