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di SALVATORE SANTORO
Politici “due punto zero”: quelli che hanno l’Ipad sempre in standby che pochi secondi per il “logon” e si può scrivere. Un messaggio che viaggia alla velocità della luce sul web e che in pochi minuti fa il giro della Rete. La buca. E tutti lì a commentare. A prendere le distanze, chiedere “lumi”, approfondire. E’ quello che fanno sempre più politici. O meglio i “web – politici”. Quelli che hanno compreso meglio di altri la potenza della comunicazione via internet. In genere ma quella politica poi aderisce meglio. Al di là del rinomato Facebook, Twitter è la “casa” dei nuovi politici 2.0. Quelli che parlano ogni giorno a migliaia di persone. Rimanendo comodamente seduti in poltrona. Che sia del Transatlantico, dell’Eurostar, del tinello di casa, o del bar dove si mangia il panino della pausa lavoro poco conta. La tecnologia ormai ci segue come 10 anni fa il pacchetto dei klenex: e in certi casi è anche più leggera e comoda da tenere in tasca ma basta fare un clic e siamo come “Neo” in Matrix. Attraverso linee e numeri binari uno è dovunque.
Il primo a capirlo per la Basilicata è stato senz’altro Gianni Pittella. Una cura maniacale per l’informazione sul web: Facebook, Twitter o blog poco conta: il vicepresidente del Parlamento europeo (ma è in rete da prima di diventarlo) sforna messaggi, dichiarazioni, analisi e appunti alla velocità di una connessione. Ha creato una vera e propria realtà virtuale. Oggi ad esempio, pochi minuti dopo la plenaria a Bruxelles aveva già pubblicato il link di tutto il resoconto utilizzando Twitter. Un altro politico lucano che “sbanca” sul web e Felice Belisario. Il capogruppo dei dipietristi a Palazzo Madama dal proprio blog lancia quotidianamente le proprie opinioni del momento. L’ultima è sui vertici Rai: «Il re è in mutande, anzi, è praticamente nudo. Il sindacato dei giornalisti della Rai, l’Usigrai, dopo mesi di polemiche sull’operato di Mauro Masi ha voluto sottoporre a un referendum tra i giornalisti il gradimento del proprio direttore generale e il risultato è stato di una chiarezza cristallina. Avevano diritto al voto 1878 giornalisti. Si sono recati alle urne in 1438 e ben 1314 hanno negato la fiducia a Masi. Neanche Marchionne alla Fiat riuscirebbe tanto sgradito ai propri dipendenti».
Ma sono molti i politici lucani che usano la rete anche se più spesso affiancata alla comunicazione tradizionale. Moltissimi sono invece quelli che sono sbarcati sul web solo per motivi elettorali. Un paio di mesi di “bombardamento” a suon di slogan e poi niente più: triste le loro bacheche impolverate.

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