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“L’inchiesta della Procura di Milano che ha chiesto il rinvio a giudizio per dodici persone tra manager e dirigenti di Eni e Snam Rete Gas secondo l’accusa di ostacolo all’ attività degli organi di vigilanza alla violazione della legge sulle accise con il sospetto che i “contatori truccati” abbiano gonfiato le bollette dei cittadini e ridotto il gettito fiscale spettante allo Stato, di fatto, rilancia la battaglia del Csail sul controllo dell’estrazione effettiva di petrolio e gas dai pozzi della Val d’Agri privi, da sempre, di contatori”. Ad affermarlo è il presidente del Csail, Filippo Massaro, sottolineando che “l’indagine della magistratura milanese dovrebbe produrre l’effetto di un’attenzione particolare da parte della magistratura di Potenza tenuto conto che nel nostro caso i dati di produzione di idrocarburi sono di fonte diretta dell’Eni senza possibilità di controlli e verifiche se non periodici e formali da parte di un ufficio delegato dal Ministero allo Sviluppo Economico che ha sede a Napoli e si limita a una “lettura” di registri. Come ricostruito dalle indagini dei magistrati milanesi, tra il 2003 e il 2007, un flusso di quasi 20 miliardi di euro sarebbe stato sottratto all’ accertamento delle accise. Non riusciamo ad immaginare – sottolinea il Csail – che cosa possa succedere per le accise sul petrolio estratto in Val d’Agri oltre che per la determinazione delle royalties spettanti alla Regione Basilicata, ai Comuni valligiani, indi ai cittadini lucani. L’ultima notizia ufficiale, in proposito, risale a poco più di un anno fa quando l’allora viceministro Adolfo Urso (oggi dimissionario) rispondendo in aula all’interrogazione del sen. Cosimo Latronico sui controlli relativi all’attività estrattiva di idrocarburi ai fini del calcolo delle royalties spettanti alle regioni ha spiegato – con imbarazzato e superficialità – che sono “REGOLARMENTE E TEMPESTIVAMENTE TRASMESSI ALLE REGIONI” ma non ha spiegato da chi vengono controllati e trasmessi e con quali strumenti di misurazione vengono forniti tutti i dati. Non accettiamo dunque che l’ENI sia controllore e controllata delle quantità di greggio estratto, nè ci risulta che l’ENI abbia installato contatori o strumenti elettronici di misurazione per consentire la verifica dall’esterno ed in qualsiasi momento l’esatto quantitativo di greggio estratto-prelevato. Tutto ciò mentre l’impianto-raffineria di Taranto al quale affluisce, attraverso l’oleodotto Viggiano-Taranto, il greggio dei pozzi della Val d’Agri è di proprietà di un privato e pertanto senza possibilità di verifiche e controlli sui quantitativi “lavorati”. Il “vergognoso” sistema di (mancato) controllo e la disattenzione del Governatore-sceicco De Filippo mortificano l’intelligenza del popolo lucano .
Per tutte queste ragioni il Csail intende rilanciare la “battaglia dei contatori” per ottenere l’installazione al Centro Oli di Viggiano e alla partenza dell’oleodotto Viggiano-Taranto, vale a dire prima che il greggio appena raffinato sia imbarcato nelle navi per raggiungere il porto di Istanbul dove i controlli sono impossibili, idonei strumenti di misurazione, determinanti per il calcolo esatto delle royalties a favore della Regione e delle accise a favore dello Stato.
Chiediamo alla Magistratura e Guardia di Finanza di indagare effettivamente sull’affare “Turchia”. Alla Giunta Regionale, sempre in letargo, – conclude Massaro – sollecitiamo l’aggiornamento del protocollo con l’Eni in tempi molto brevi e chiediamo che in tale occasione si introduca una clausola specifica sui controlli chiari e precisi del greggio estratto”.

Filippo Massaro, Presidente Csail

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