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di Ettore Bove Nel corso dell’inaugurazione del XXVIII anno accademico dell’Università degli Studi della Basilicata sono stati ricordati i politici e gli amministratori che si impegnarono, a vario titolo, nel processo di recupero delle zone colpite dal terremoto. Alla presenza del Presidente Emilio Colombo e dell’Onorevole Zamberletti il ricordo è andato a Verrastro, Pertini e ai tanti volontari, molti dei quali, non bisogna dimenticare, sindacalizzati e politicizzati che si precipitarono, soprattutto dal Nord, a soccorrere la popolazione stremata dalle perdite dei propri cari e dal freddo pungente.
Non potevano ovviamente mancare i riferimenti ai padri ispiratori dell’Ateneo lucano. Non aver sentito però mai nominare le figure di Giacomo Schettini e dei compianti Manlio Rossi Doria, Decio Scardaccione e Gerardo Chiaromonte mi ha profondamente rattristato. A Manlio Rossi Doria noi lucani dobbiamo molto. La settimana successiva all’evento sismico Rossi Doria convocò i ricercatori ed i collaboratori del Centro di Specializzazione e Ricerche Economico-Agrarie per il Mezzogiorno di Portici, a cui io appartenevo, per dire che bisognava fare qualcosa per le zone colpite dal sisma. Apprendemmo che l’allora Ministro del Bilancio Giorgio La Malfa, anche lui dai trascorsi porticesi alla fine degli anni ’60, aveva chiesto al Centro di predisporre una relazione conoscitiva della situazione economico-sociale delle zone più pesantemente colpite dal terremoto. A me fu affidato il compito di curare la parte lucana e con l’autorizzazione firmata dal Ministro La Malfa visitai a più riprese la zona che aveva come base logistica Baragiano e si spingeva fino a Laviano. Rossi Doria volle che la ricerca fosse pubblicata, senza commenti, come Centro di Specializzazione e Ricerche Economico-Agrarie per il Mezzogiorno di Portici. Al lavoro, edito da Einaudi all’inizio del 1981, con il titolo “Situazione, problemi e prospettive dell’area più colpita dal terremoto del 23 novembre 1980”, si ispirò la legge 219.
L’impegno della Scuola di Portici, però, andò oltre poiché Rossi Doria intuì quello che ha rimarcato Zamberletti quando ha associato ricostruzione e sviluppo delle zone terremotate. Il governo dei processi di sviluppo delle aree devastate dal sisma poneva la questione dell’istituzione di un Ateneo regionale. E su questo punto sono in molti che dimenticano il contributo, direi decisivo, e da sponde politiche opposte, dato da Decio Scardaccione, Gerardo Chiaromonte e Giacomo Schettini. Tutti e tre, e lo ricordo benissimo, riconoscevano l’importanza delle Facoltà scientifiche, ma non mancavano di sottolineare, nelle svariate riunioni della DC e del PCI, il ruolo trainante che avrebbe potuto svolgere la Facoltà di Economia. Oggi, a tre anni dall’istituzione della Facoltà, gli oltre mille studenti devono molto anche ai “dimenticati” dall’inaugurazione del XXVIII anno accademico. Per questo motivo ho preso l’impegno con i primi 37 candidati che domani e dopodomani discuteranno le tesi di laurea per conseguire il titolo di dottore in Economia aziendale, di organizzare un evento scientifico fra due anni, a trenta anni dall’istituzione dell’Ateneo lucano, che ricordi il loro contributo. Qualcuno dice che è un’illusione perché la Facoltà di Economia è destinata a scomparire dal panorama universitario lucano. A testimoniarlo rimane l’atteggiamento di qualche “giovane rampollo” accademico potentino che fa di tutto per impedire che i corsi alla Facoltà di Economia inizino regolarmente. Ma su queste cose ritornerò, anche con il sostegno degli studenti e dei loro genitori, nei prossimi giorni.

*Docente Facoltà di Economia

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