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IL NUMERO di presenze dei turisti che ogni anno visitano il museo archeologico nazionale nel castello di Melfi conferma come il sito resti il più apprezzato e frequentato in Basilicata. Basti solo il dato che durante il penultimo fine settimana di ottobre, dedicato in città alla sagra della varola, quasi tremila persone hanno scelto di osservare da vicino i magnifici reperti risalenti ad un periodo che va dall’ottavo e fino al terzo secolo avanti Cristo. Altri mille biglietti sono stati venduti, sette giorni dopo, in occasione del raduno di falconeria. Resta però il rammarico per tutti gli appassionati di storia antica che ormai da due anni chiedono di poter studiare il magnifico sarcofago romano, rinvenuto in agro di Rapolla nel 1856 ed esposto fino al 2007 nella torre dell’orologio. L’opera, presumibilmente realizzata nel secondo secolo dopo Cristo, è stata definitivamente trasferita in una sala interna del castello, adiacente il museo. I lavori per l’esposizione dell’imponente sarcofago in marmo pare siano ormai terminati, eppure l’opera rimane nascosta ai visitatori. Quando finalmente la sovrintendenza ai beni archeologici della Basilicata deciderà di restituire la fruizione del sarcofago ai turisti, un magnifico impianto di illuminazione già completato valorizzerà l’opera nella sua interezza. Un camminamento che parte dal basso fino a condurre il visitatore al fianco del sarcofago, consentirà di poter meglio gustare la lastra di chiusura della bara. Qui vi è scolpita una fanciulla coperta da un delicatissimo lenzuolo che ne addolcisce le forme. I l trasferimento del sarcofago, dalla torre dell’orologio del castello all’interno del maniero, si era reso necessario per evitare una eccessiva esposizione agli agenti atmosferici del corredo funebre risalente alla seconda metà del secondo secolo dopo Cristo. Sulle magnifiche pareti laterali in marmo sarà possibile, in futuro, osservare le divinità e gli eroi della mitologia classica, tutte ottimamente conservatesi nel tempo. Diana, Marte, Venere e Meleagro, tuttavia, al momento restano nascosti al grande pubblico e ci si chiede il perché di tanto ritardo. Sono numerosi gli appassionati di storia antica che giunti presso il museo archeologico del melfese chiedono di poter vedere il sarcofago. Eppure con estrema cortesia, sebbene non senza disagio, i dipendenti del museo lucano sono costretti a negare tale possibilità. Con il restauro ugualmente completato di due nuove sale adiacenti quella degli armigeri e la restituzione al pubblico del sarcofago romano, il museo di Melfi si confermerà un sito di grande valore culturale nell’intero Mezzogiorno. L’auspicio è che quel giorno, arrivi presto. Vittorio Laviano

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