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di GIUSEPPE DE BARTOLO
Il 1º dicembre 1970, cioè esattamente quarant’anni fa, la Camera dei Deputati, dopo un dibattito che era durato tutta la notte, approvava definitivamente la legge sul divorzio. Presiedeva Sandro Pertini . I favorevoli furono 319, votarono contro i democristiani e i missini, raccogliendo appena 286 voti. Si concludeva così il primo round di una lunga ed appassionata battaglia che si sarebbe chiusa in modo definitivo con la schiacciante vittoria dei no del referendum popolare del 1974, il secondo dopo la scelta fra monarchia e repubblica. La percentuale dei no, cioè dei contrari all’abrogazione della legge sul divorzio, fu del 59,1%, mentre quelli del sì del 40,9%; votarono l’88,1 % degli aventi diritto, percentuale che testimonia quanto fosse alto all’epoca il senso civico degli italiani. Venne stimato che il 7% degli elettori del fronte del sì tradirono le disposizioni partitiche, votando quindi secondo coscienza. Nell’immediatezza dell’entrata in vigore della legge le cancellerie dei tribunali vennero sommerse da una valanga di istanze. Nel 1971 vi furono quasi 30mila tra divorzi e separazioni, e la crescita sia dei divorzi che delle separazioni crebbe negli anni successivi in maniera costante fino ad arrivare nel 2008 a 84mila divorzi e a quasi 55mila separazioni. L’introduzione del nuovo diritto di famiglia nel 1975, che sanciva la parità giuridica dei coniugi e l’abbassamento della maggiore età a 18 anni, la battaglia per l’introduzione volontaria della gravidanza del 1978, che ha suscitato sia prima che dopo la sua approvazione molte polemiche e ostacoli in fattori esterni alla sua normativa, quelle per l’emancipazione della donna, avviarono trasformazioni profonde nella società italiana. Quegli anni, dunque, furono segnati da forti cambiamenti, ma anche da laceranti vicende come il terrorismo; inoltre, il progresso economico che aveva caratterizzato il decennio precedente era dapprima rallentato e poi sfociato nella crisi del 1973-75, che rappresentò un forte trauma sul piano psicologico più che economico, venendo meno la convinzione della inesauribilità delle risorse naturali provocata dallo shock petrolifero. Il modello keynesiano del welfare state iniziò a quell’epoca a mostrare i propri limiti per l’aumento dei costi, in un momento di forte rallentamento dello sviluppo economico; ripresero così vigore le teorie liberiste e monetariste in precedenza abbandonate, che hanno portato alla progressiva demolizione del nostro sistema previdenziale; demolizione che continua oggi con i tagli previsti nell’ultima finanziaria del 2010 e con la sempre più diffusa accettazione dell’idea che per salvare il patto fra le generazioni dei padri e dei figli è necessario lavorare tutti di più e più a lungo, legando la pensione alla aspettativa di vita. Gli accadimenti di quegli anni ci consegnano una società profondamente trasformata. Sono diminuiti i primi matrimoni che da 392 mila del 1972 sono passati a 212 mila nel 2008 e sono sempre più tardivi: gli sposi alle prime nozze hanno in media 33 anni, le spose quasi 30. In progressivo aumento sono invece i secondi matrimoni e si conferma l’aumento dei matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera: 37mila nel 2008. Sono in aumento i matrimoni civili, uno su tre, e questo fenomeno riguarda sempre più spesso le prime unioni, infatti oltre un quarto delle nozze tra celibi e nubili è stato celebrato in Comune. Le famiglie sono sempre più piccole per il calo della fecondità (oggi il numero medio dei figli è 1,4), l’età alla nascita dei figli ha raggiunto 30,8 per le donne e 34,6 per gli uomini come effetto della posticipazione dell’uscita dei giovani dalla famiglia di origine, la rete di aiuto informale alle famiglie continua ad essere una risorsa fondamentale del nostro paese, ma la proporzione di famiglie aiutate è diminuita nel tempo, soprattutto verso le famiglie con componenti anziani; l’aumento dell’invecchiamento della popolazione mette sempre di più in crisi l’assistenza alla terza età, tendono verso la parità i carichi dei lavori domestici tra i coniugi.

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