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di PARIDE LEPORACE
Sarà pur un fatto “ certo” che l’ infiltrazione mafiosa sia avvenuta nel calcio potentino come sostiene con certezza Libera di Basilicata nelle sue dichiarazioni. Ma questa certezza per noi sarà sostanziale quando sarà decisa da un Tribunale della Repubblica. E’ purtroppo, invece, un fatto certo che i militanti della nobile associazione di Don Ciotti a Potenza abbiano preso una deriva comportamentale degna della peggiore intolleranza democratica.
Ne abbiamo avuto triste prova ieri alla presentazione del libro “ Le mafie nel pallone” nell’ auditorium della chiesa di Santa Cecilia dove il collega Pietro Scognamiglio è stato insultato da due militanti di Libera è apostrofato da uno di loro come “ galoppino di Postiglione” . L’ episodio si commenta da solo. Pur se giovane il percorso professionale di Scognamiglio è adamantino nella sua cristallina deontologia professionale. I professionisti dell’ antimafia in
cerca d’ autore vadano a rileggersi i suoi articoli di critica e di cronaca che riguardano il patron del Potenza calcio.
La questione scomposta riguarda Libera di Basilicata. Dai custodi della legalità non ci saremmo mai aspettati comportamenti simili a quelli dei parenti dei mafiosi come raccontano i report dell’ osservatorio Ossigeno. E’ un grave vulnus che nuoce a chi si batte per verità e giustizia. Essere poco ospitali nei confronti di un cronista solo perché lavora in una testata non omologata alle crociate senza se e senza ma è un fatto inconcepibile. L’ ultima nostra colpa?
Aver dato spazio alla protesta di Giuseppe Postiglione? Ci dispiace. Non ci faremo intimidire dall’ intolleranza continuando a dar voce a chiunque la chiede nel dibattito pubblico. Continueremo a partecipare alle iniziative di Libera non temendo insulti e atteggiamenti poco ospitali.

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