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di ANTONIO GALIZIA E’ davvero diventata una super mania, degli avversari incoscienti, sparlare contro Berlusconi, per le cose più impensabili e perché no, più criminali nella psicologia e nella sostanza, per quel tentativo estremo di portargli danno come uomo e come Presidente del Consiglio. Un infatuato dell’Italia dei Valori, sempre pretestuoso in tv, a Porta a Porta con un incivile sparlare, si è spinto a filastroccare, aggravandole, tutte le arguzie raccontate da Wikileaks su Berlusconi confermandole come verità dichiarate, tinteggiando le chiacchiere con ostile acredine nel colore della ruggine che porta nell’animo. Scandalizzandomi, mi son detto: siamo davvero arrivati al massimo della spudoratezza umana che impallina con bugie perverse Berlusconi, tesi confermata quando è intervenuta in collegamento un’esponente del Partito Democratico. Entrambi mi sono sembrati nauseanti come quanto di velenoso hanno in corpo, non per chiarire certe posizioni che potrebbero essere ipotizzate (anche giuste), ma perché andrebbero pesate per non incorrere nella volgarità che indebolisce il senso della morale e travolge lo spirito etico, specie quando si riducono a birilli da tavolo di gioco travolgibili con una stoccata. Contro quel modo di arrogare a Berlusconi tutte le cretinate raccontate da Wikileaks che non sono argomenti di politica attiva o passiva, e nemmeno di scoop liturgici moderabili, ma una scorribanda accanita, fustigante e maligna biasimevole con tutta la forza di una ragione stilata. Mi ha invece molto soddisfatto la compostezza di Mariastella Gelmini, che centrando il bersaglio con frecce altrettanto avvelenate ha stoppato i due scorretti interlocutori. Ma quei due esasperati, tra l’altro non richiamati da Vespa che in questi casi sembra che quasi prova gusto a sentir vilipendiare l’amico Cavaliere, cosa che certamente non porta chance alla sua trasmissione, chi sono? Qual’é il loro curriculum vitae morale e politico che li invoglia ad esibirsi in quelle stonature loquaci e così esasperate, sconclusionate e indegne per essere ascoltate, come dette, prive di buon senso e chiarificazioni? Il militante dell’Idv – prima che nascesse il movimento dipietrista – dove infornava e sfornava le sue pagnotte e perché si è rifugiato da Di Pietro, dove vanno i fuggitivi ad acculturarsi di arroganza e di ignoranza come il fondatore? Il trasformismo è triste gradimento dei deboli di mente e impoveriti di costumi morali che cercano sempre un asilo per continuare ad abbaiare alla luna nel maledetto vizio assegnatogli dalla natura. Non pensavo che Maria Stella Gelmini oltre all’acume di governare, avesse anche il dono della dialettica prorompente, per zittire i due interlocutori loquaci sulla preziosa riforma della scuola, apprezzata dalle persone intelligenti e deprezzata dai fannulloni impastati di politica estremista. Se quegli schematici laici della dottrina del non fare non si lasciassero trasportare dall’impeto del giudizio eversivo, forse qualcosa di concreto e risolutivo si potrebbe raggiungere con un ragionamento appropriato e conclusivo. Ma questo non avviene e non potrà avvenire perché lo stimolo dissolutore e l’istigazione innata per contrastare le cose buone e onorevoli arroga nel loro pensiero e scelgono quanto di peggio per rivedere e risentire nell’esatto contrario ciò che dicono e immagino. Dobbiamo concludere, allora, che è la natura sbagliata che crea i burattini dalla coscienza imperfetta e – vestendoli nei panni dell’uomo – li porta ad assemblare e gestire negativamente le cose di grande interesse che non rispondono al loro gusto e sono, per loro, sempre sbagliate. Se il Presidente Fini non fosse quello che è diventato negli ultimi tempi – un burattinaio della politica di destra, con tanti burattini come Bocchino e altri intorno che, pur confondendo le sue opinioni, rispettassero il richiamo di Donna Assunta contro le proposte sbagliate – non mortificherebbe chi lo ascolta nel linguaggio defezionista con le trovate che lo confinano nello scandalo del tradimento. Per ripararsi all’ombra di un sole che scotta, Fini si associa, ora, a Rutelli e Casini e ai resti del gruppo misto per – niente di meno – chiedere in gruppo le dimissioni del cofondatore del Pdl, Berlusconi, perché non gli va più a genio. Dove arriva l’arroganza di quest’altro magnate della politica di destra riversata in quella di centro e di sinistra non lo so e vorrei saperlo. La sua presunzione è grande quanto il dispetto che gli rode il cervello e vorrebbe, facendo finta di niente, arrivare un po’oltre.

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