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Quali sono i rapporti tra Eni e Gazprom, tra Berlusconi e Putin, tra Vekselberg e un noto uomo d’affari legato a Massimo D’Alema? Quali i “vantaggiosi contratti energetici” di cui parla Wikileaks?

Roma, 23 giugno 2007, alla presenza del ministro dello sviluppo economico Pierluigi Bersani, Eni e Gazprom firmano un memorandum d’intesa per la realizzazione di South Stream, un sistema di nuovi gasdotti destinato a collegare la Russia all’Unione Europea attraverso il Mar Nero. Il Vice Presidente di Gazprom, Alexsandr Medvedev, dichiara: “La firma del Memorandum è un atto concreto finalizzato allo sviluppo della partnership strategica tra Gazprom e Eni, una partnership di lungo termine e di reciproco vantaggio. Si tratta di un
ulteriore passo verso la concreta realizzazione della strategia di Gazprom volta a diversificare le vie delle forniture del gas russo verso i paesi europei e a garantire notevolmente la sicurezza energetica dell’Europa”.

Il 18 gennaio 2008 a san Donato Milanese, Eni e Gazprom costituiscono la società South Stream AG(50% Eni, 50% Gazprom). Una volta realizzato, South Stream porterà nella vecchia Europa, attraverso nuove rotte, 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Nel comunicato stampa che annuncia la nascita della joint-venture si afferma che “nel corso del primo trimestre 2008, il Governo italiano e il Governo russo, Eni e Gazprom si incontreranno per definire il percorso per il raggiungimento degli accordi intergovernativi con i diversi Paesi di transito del gasdotto. Il progetto sarà presentato alla Commissione Europea e discusso con le
altre istituzioni dell’Unione Europea.”

Roma, 3 dicembre del 2009, il presidente di Gazprom Alexey Miller e ’Amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, alla presenza del Presidente della Federazione Russa Dimitrij Medvedev e del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, firmano un accordo per l’ingresso della compagnia francese EdF nel progetto South Stream.

La multinazionale francese Edf, sempre nel 2009, firma un accordo con Enel per lo sviluppo del nucleare in Italia.
La rotta sud del gasdotto South Stream approderà in Italia e precisamente ad Otranto, mentre in Basilicata, nella martoriata Val Basento, nascerà un sito dove verranno stoccati 1,5 miliardi di metri cubi di gas. Il megastoccaggio lucano, come ha scritto Pietro Dommarco in un articolo pubblicato sul quotidiano Terra, è parte di un complesso disegno che vedrà “la pugliese Otranto trasformarsi in terminal petrolifero e gassifero e la Basilicata in hub di stoccaggio e
polo energetico”. A gestire il sito di stoccaggio della Val Basento sarà la Geogastock, una società con sede operativa e amministrativa a Paderno Franciacorta(BS). La Geogastock è controllata dalla Energetic Source, che a sua volta è controllata da Avelar Energy Group. La Avelar è la holding europea della Renova, colosso energetico guidato dal russo Viktor Vekselberg, che è proprietario della TNK, la terza compagnia petrolifera russa che opera in un patto di ferro con
la Gazprom. Insomma, la Geogastock, se non si fosse capito, è controllata da capitali russi.

Nell’ottobre del 2007, il sito Dagospia rilancia un articolo pubblicato sul settimanale l’Espresso a firma Belgioioso e Piana. Il sito web di Roberto D’Agostino titola: “L’oligarca Vekselberg ha deciso di investire in Italia, soprattutto nel settore dell’Energia. Per i vertici delle sue società ha
scelto due amici di D’Alema”. Vale la pena riportare alcuni stralci del sopra citato articolo: “Ha cinquant’anni ed è proprietario di un impero che spazia dal petrolio alle miniere, dalle costruzioni alla siderurgia. Occupa la decima posizione tra gli uomini più ricchi di Russia nella classifica stilata dalla rivista americana ‘Forbes’. Si chiama Viktor Feliksovich Vekselberg e da circa 12 mesi ha iniziato un’impetuosa marcia sull’Italia, acquistando centrali elettriche e alberghi da sogno, il porto turistico di Rimini e quote azionarie in alcune griffe del made in Italy, dalla marchigiana Poltrona Frau alla siciliana Aicon Yachts. Seguendo le tracce del suo percorso italiano, ci si imbatte spesso in persone che vantano contatti personali con il ministro degli Esteri, Massimo
D’Alema”.

Quali siano le persone che vantano contatti personali con D’Alema, i cronisti lo spiegano subito dopo: “Tutto parte da Zurigo, dove hanno sede diverse società del suo gruppo, chiamato Renova. Al numero 22 di Claridenstrasse lo scorso dicembre è stata registrata la Avelar Energy, holding che ha il compito di condurre l’espansione nel settore energetico in tutta Europa e in particolare in Italia, con investimenti previsti per un miliardo di euro in tempi brevi. Forse per questo motivo Avelar Energy può contare fra i propri amministratori non solo alcuni uomini di fiducia di Vekselberg, russi pure loro, ma anche cittadini svizzeri, tedeschi e italiani. E tra questi da giugno è entrato un imprenditore che qualche anno fa aveva animato le cronache politiche: Roberto De Santis, 49 anni, salentino di Martano. De Santis – scrivono quelli de l’Espresso – può vantare un’amicizia di lunga data con D’Alema, con il quale trascorre a volte le vacanze e al quale vendette negli anni Novanta la barca Ikarus. Nel 1999
e nel 2000, durante gli anni dei primi governi di centrosinistra, il suo nome era stato accostato alle iniziative della banca d’affari London Court e alla nascita della Formula Bingo, la società che avrebbe voluto cavalcare il debutto in Italia del popolare gioco d’azzardo, ma che poi non ebbe grande successo”.

La Geogastock, come detto, dovrà gestire nella Val Basento il megastoccaggio di gas proveniente dalla madre Russia e per la bisogna ha acquisito 20 pozzi delle dismesse concessioni Eni “Grottole-Salandra” e “Pisticci”. Nove di questi pozzi risultano ancora fortemente inquinati da sostanze tossiche. In un territorio letteralmente devastato dai veleni si consumerà l’ennesima speculazione sulla pelle di popolazioni che, a partire dalla fine degli anni ’50, hanno pagato un pesante tributo ad un sogno industriale che ha portato solo veleni, morte e cassa integrazione.

Nel progetto South Stream troviamo oltre alla Russia e all’Italia, all’Eni e alla Gazprom, anche la Turchia e la Germania. Tra le regioni italiane interessate al progetto – come abbiamo visto – troviamo la Basilicata e la Puglia. In Lucania, mentre comitati di cittadini e associazioni ambientaliste si interrogano sull’opportunità di realizzare il megastoccaggio di gas in un’area dichiarata nel 2003 Sito di Bonifica di Interesse Nazionale(SIN), l’unica preoccupazione del ceto dirigente è concentrata sulle royalty o meglio sulle compensazioni per il mancato uso del territorio. Compensazioni? Mancato uso del territorio? A pensarci bene viene da sorridere, perché la Val Basento è una bomba ecologica che già ora non potrebbe essere utilizzata. Verrebbe da dire: la Basilicata come il Kazakistan. E se qualcuno mi chiedesse chi fa il Putin, gli risponderei di guardare anche nella vicina Puglia.

Questa, però, è un’altra storia; diversa, forse, da quella che racconta di amici e amici degli amici e di amicizie che fanno le fortune di cordate e comitati d’affari. Nello scacchiere della partita energetica internazionale e dei “vantaggiosi contratti energetici” conta poco il futuro della Basilicata e ancor meno quello della Val Basento.

Dopo le rivelazioni di Wikileaks, un attento osservatore delle vicende lucane ha commento: Il Totem nero del petrolio e del gas, che non porta lavoro, ha solo creato “La guerra tra i poveri”,un’aria irrespirabile, un aumento delle malattie tumorali e tanti ambigui intrighi internazionali, poco chiari e poco comprensibili alla maggioranza silenziosa dei Lucani.

Mentre stavo scrivendo, ho iniziato a discutere con un amico di come sia possibile costruire, già oggi, case in grado di abbattere i consumi, le chiamano “Case passive” e “Case attive”. Forse dovremmo discutere di questo e di un’energia non verticistica, ma orizzontale.

di Maurizio Bolognetti

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