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di SALVATORE SANTOROPrimarie croce e delizia del Pd e del centrosinistra. Mutuate dagli Stati uniti, il metodo “democratico” delle primarie, è stato utilizzato la prima volta per decidere il primo segretario nazionale dell’allora nascente Partito democratico. A cascata furono designati nella stessa maniera anche i segretari regionali. Di fatto fu una questione solo di forma: Veltroni a livello nazionale e Lacorazza a livello regionale fecero praticamente una sfida contro se stessi. L’unica incongnita infatti, non era la loro elezione ma il numero di cittadini che si sarebbe recato ai seggi improvvisati per versare un euro che li qualificava come fondatori del Pd.
Fu una sorta di plebiscito il 14 ottobre 2007 sia per Walter Veltroni in Italia e sia per Piero Lacorazza che in Basilicata “sbaragliò” l’unico che osò proporre la sfida: Carlo Chiurazzi.
In totale furono quasi 3 milioni e mezzo gli italiani che votarono, in Basilicata circa 73 mila. Veltroni si aggiudicò il 75,82 per cento delle preferenze mentre Rosy Bindi (12,83 per cento) ed Enrico Letta (11,02) si divisero il resto. Solo briciole per Adinolfi e Gawronski. Lacorazza fece anche meglio, superando addirittura l’80 per cento.
Le primarie poi vennero utilizzate per le comunali di Matera: alla fine fu una sorta di harakiri che portò Franco Dell’Acqua (per il rifiuto a fare le primarie da parte di Vincenzo Viti) a sfidare per poi perdere contro il candidato del centrodestra Nicola Buccico.
Dopo quella sconfitta brucante per il Pd materano più di qualcuno puntò l’indice contro il metodo delle Primarie. In ogni caso fanno parte dello Statuto del Pd. E così sono state di nuovo utilizzate a ottobre 2009 per la scelta dei nuovi segretario nazionale regionale. Sfida più “vera” con la vittoria finale al primo turno per Pierluigi Bersani contro Dario Franceschini e di Roberto Speranza (anche se ci volle il secondo passaggio in assemblea) alla segreteria lucana che mise in fila Erminio Restaino e Salvatore Adduce.
Oggi la questione primarie sì o primarie no è diventata un banco di prova e di sfida per l’eventuale scelta dei candidati al Parlamento se si dovesse votare nei prossimi mesi. E la partita è complessa. C’è chi già le ha formalmente chieste. In particolare Marcello Pittella, Vincenzo Santochirico e Vito Santarsiero. Ovviamente nessuno (soprattutto chi come il segretario Speranza è lì proprio grazie alle primarie) può osteggiarle. Un rischio. L’opinione pubblica potrebbe rivoltarsi contro chi dovesse dichiararsi contrario. Ma è evidente che la questione è delicata. Salvatore Margiotta non ne è entusiasta: ha posto il tema. «Non posso essere un ricatto» spiegando che il metodo è democratico e quindi non deve assolutamente diventare uno strumento che qualcuno utilizza per ottenere qualcosa in cambio. La questione è solo all’inizio.

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