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di GIUSEPPE AVIGNONE
Il 14 dicembre si avvicina e giorno dopo giorno mutano le strategie dei diversi schieramenti. Da una parte sembra compatto il fronte anti-berlusconiano con Fli e Udc impegnati a costruire un’alleanza duratura e con il Pde l’Idv alla ricerca di argomenti e progetti “ulivisti” volti a fornire agli italiani una valida alternativa politica. Dall’altra il Pdl – o per meglio dire quel che ne rimane – è concentrato sulla conta dei voti necessari per ottenere la fiducia alla Camera e sulla ricerca di una strategia pre/post votazione. Sembra difficile credere alle dimissioni di Berlusconi prima del discorso in Parlamento anche in considerazione della volontà del presidente di utilizzare il “tradimento” dei finiani nella futura campagna elettorale per demonizzare gli avversari, ma la sfiducia pare essere l’opzione più accreditata e quindi la fine del terzo Governo Berlusconi potrebbe essere sancita a breve, a meno di ripensamenti dell’ultima ora. Se, quindi, il Cavaliere dovesse essere sfiduciato si aprirebbero gli scenari più variegati, tra cui quello di un Governo di transizione. Il prescelto dovrebbe essere Gianni Letta – anche se non è da escludere l’opzione Tremonti – anche se il primo iter consultivo potrebbe investire il presidente del Senato Schifani in una sorta di mandato esplorativo. Rimane, comunque, cruciale l’esito della votazione: se il risultato dovesse essere estremamente negativo per il Pdl la richiesta di elezioni potrebbe rappresentare un temibile “autogol”, mentre un sfiducia risicata potrebbe consegnare un peso più rilevante nella creazione di un Governo temporaneo. Le strategie post votazione, però, saranno condizionate dalla volontà della Lega: il partito del Carroccio difficilmente entrerà in un Governo di transizione con Udc e Fli e questo potrebbe andare in conflitto con le difficoltà del Pdl in caso di dura sconfitta. Intanto i sondaggi vedono in ascesa il terzo polo (intorno al 14-15%), mentre i due schieramenti di centrodestra e centrosinistra sembrano aver raggiunto un livello di parità. Pertanto, se l’ipotetico Governo di transizione dovesse modificare la legge elettorale, in futuro potrebbero prefigurarsi scenari negativi soprattutto per Berlusconi vista l’apparente “compatibilità tecnica” tra centrosinistra e terzo polo. Le prospettive future, quindi, appaiono tutte negative per il presidente uscente, spingendo l’era del berlusconismo verso il declino, anche se considerare prossima una sua resa non sembra neppure pensabile. Rimanere all’interno del gioco politico è oggi una priorità per il Cavaliere, che poco alla volta comprenderà la necessità di dover dialogare con le fazioni opposte per non rimanere schiacciato sotto la propria autostima, che oggi contribuisce ad indebolirlo e che lo costringe a vivere duramente in trincea.

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