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”La manifestazione nazionale del Pd a Roma con la nutrita partecipazione di dirigenti e militanti del Pd lucano non può che far piacere al popolo della sinistra che ha sempre creduto e continua a credere che, al di là dell’esito in Parlamento sul voto di sfiducia a Berlusconi, la vera spallata e il vero licenziamento si danno in piazza”. E’ il commento di Giacomo Nardiello (Pdci-FdS) che rilancia al gruppo dirigente lucano del Pd la proposta di un “patto democratico per ridurre il tempo dell’agonia del Governo di Berlusconi. Serve un vero e proprio atto di eutanasia politica che solo il fronte unito di opposizione è in grado di assicurare, persino con il benestare dei cattolici. Il Paese va a rotoli, c’è una disperazione economica e sociale galoppante e la politica del Palazzo è totalmente ingessata attorno alle vicende di un premier finito, depresso e arrogante, che – sottolinea – pur di salvarsi sta trasformando il Parlamento in un osceno mercato delle vacche grasse”.”E’ una situazione vergnognosa quella che si sta consumando nel Parlamento. C’è una fetta consistente della maggioranza che ha ufficialmente dichiarato di non far parte più di questo governo, che quindi non ha più i numeri per andare avanti, e il premier invece di dimettersi si dimena alla ricerca spasmodica di qualche voto. Ma in qualunque Paese serio un premier senza più maggioranza dichiarata si dimette. Cosa altro deve succedere?”, chiede Nardiello.”La titubanza dei finiani – aggiunge – dimostra che Fli è della stessa pasta del Pdl. Questo nauseante gioco delle tre carte del premier, del Pdl, dei finiani e di alcuni deputati che volano da uno schieramento all’altro per chissà quale poco nobile motivo – continua l’esponente dei Comunisti Italiani – non fa altro che allontare i cittadini dalle istituzioni e, quindi, dalla politica. Una schifezza tutta interna allo schema svaloriale rappresentato dal berlusconismo.
E a proposito di alleanze, mentre assistiamo a livello regionale alle solite dichiarazioni ad effetto del solito senatore di IdV che ha il vizio di assegnare i voti sui comportamenti etici di tutti, non può che farci piacere l’apertura dell’europarlamentare dell’IdV Luigi De Magistris alla proposta di Oliviero Diliberto di un’alternativa politica, e non solo politica, che va costruita con Pd, Idv, Sel e FdS. Uno schieramento che ha le basi per presentare un’alternativa politica, morale e culturale al Paese. Ma per morale – conclude Nardiello – intendiamo non quella del senatore lucano di IdV che paragona De Filippo a Berlusconi. A me per molto meno è accaduto di essere stato additato per “anarchico”.

Ma la scelta più delicata e importante ce l’ha il Pd. Perché deve decidere se far parte di uno schieramento che possiamo chiamare come vogliamo – le formule si possono decidere tutti insieme – o se andare addirittura con il Terzo Polo o proponendo una sorta di megacoalizione che, per quanto mi riguarda, è totalmente fallimentare. Sotto un duplice profilo: primo, perché non è detto che vinca e, secondo, perché metterebbe Berlusconi nelle condizioni ideali, e cioè dell’uno contro tutti, in una sorta di fortino assediato. Questo schieramento così ampio – che va da Fini fino a Vendola, passando per Casini, Di Pietro e Bersani e quant’altri – deflagrerebbe al primo Esecutivo. Sono persone che possono avere idee comuni su alcuni punti di carattere generale, ma che su molti altri hanno posizioni completamente diverse: dall’università alla Rai alle fabbriche. E poi, non dimentichiamo che Fini fino ad oggi e Casini fino all’altro ieri sono stati i principali costruttori del berlusconismo. Sulla proposta di Diliberto – ha concluso De Magistris – sono perfettamente d’accordo e l’ho detto anche al congresso dell’Idv: noi dobbiamo costruire un’alternativa tra quelle forze che si propongono una sinistra riformista e di governo e che poi sulle grandi questioni di carattere generale possono decidere di dialogare anche con l’area moderata di centro e con la destra liberale che sta nascendo”.

Di diverso avviso il suo collega di partito Pancho Pardi. “La sinistra – ha detto il senatore dell’IdV a quinews – deve preoccuparsi di recuperare i voti che si sono persi nell’astensione. E, in questo senso, avere due partiti di sinistra, quali Sel e Fds, all’interno della coalizione potrebbe avere un effetto negativo. La sinistra è fuori dal Parlamento per sue stesse responsabilità, da cui Diliberto è tutt’altro che estraneo. I danni fatti dalla classe dirigente di sinistra sono enormi: non ha mai veramente capito l’importanza della lotta contro l’anomalia italiana. Noi saremo pure fissati su Berlusconi ma loro hanno trascurato la questione tanto che hanno dato un contributo sostanzioso per la caduta dei due governi Prodi, che sono stati il ‘lasciapassare’ per la rivitalità di Berlusconi. Se Prodi nel ’96 non fosse stato fatto fuori Berlusconi era finito per sempre e invece ce lo ritroviamo fra i piedi. La sinistra che sta fuori dal Parlamento, quindi, non mi sembra nelle condizioni di fare da ‘magistra vitae’. Dovrebbe dimostrare di essere capace di raccogliere i voti, ma in una relazione stretta con Sel. Tre componenti del centro-sinistra sono già abbastanza, anche se queste componenti possono essere tutte messe in discussione perché nessuno è esente da critiche. Sia il Pd, che l’Idv che Sel hanno i loro problemi che però – ha concluso – non si possono risolvere moltiplicando i componenti della coalizione”.

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