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Operazione dei carabinieri del Comando provinciale e della Squadra mobile a Cosenza per l’esecuzione di 47 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla cosca Bruni della ‘ndrangheta.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda e uno riguarda, tra gli altri, l’ex parlamentare dell’Udeur Bonaventura La Macchia.
La cosca Bruni, secondo quanto è emerso dalle indagini, si sarebbe infiltrata in numerose attività imprenditoriali, gestendo, tra l’altro, i servizi di onoranze funebri ed una discoteca nel centro di Cosenza. Il gruppo criminale avrebbe avuto anche un ruolo attivo nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni e nelle rapine contro i furgoni portavalori eseguite con la complicità di mafiosi pugliesi. L’operazione conclude investigazioni protrattesi per circa tre anni e riguarda presunti affiliati alla cosca mafiosa Bruni, clan che gli inquirenti ritengono di aver disarticolato con l’operazione odierna e che ha assunto un ruolo egemonico nella città bruzia sfruttando il vuoto di potere determinatosi dopo l’operazione Garden del 1994 guadagnando il controllo del traffico di stupefacenti, delle estorsioni e delle rapine commesse in danno dei furgoni portavalori eseguite anche con la collusione di malavitosi delle cosche pugliesi. I Bruni controllavano anche i servizi di onoranze funebri e gestivano un’importante discoteca del centro cittadino.
Il ruolo di Bonaventura La Macchia, già parlamentare negli anni 90, sarebbe stato quello di avere implementato il portafogli clienti delle ditte di onoranze funebri controllate dalla cosca Bruni. Tra le 47 persone destinatarie delle ordinanze di custodia cautelare c’è anche il presunto capo della cosca Bruni della ‘ndrangheta, Michele Bruni (in foto), che era stato scarcerato appena ieri ed era stato posto agli arresti domiciliari. Insieme a lui, secondo quanto riferito dagli investigatori, sono stati arrestati la compagna e tre fratelli, due dei quali, comunque, erano già detenuti. Coinvolti infine due carabinieri accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Uno dei due carabinieri era in servizio nella Compagnia di Rende (Cosenza), mentre l’altro era stato sospeso.

IL RUOLO DELLA COMPAGNA POLACCA DI BRUNI
Era la compagna polacca di Michele Bruni, Edyta Kopaczynska, di 29 anni, a dirigere gli affari della cosca nel periodo in cui il boss era detenuto. Un ruolo significativo quello che Edyta Kopaczynska avrebbe svolto nella gestione degli affari della cosca Bruni, con un’influenza notevole non soltanto sul compagno ma anche sugli altri affiliati alla cosca, con spartizione di compiti e proventi delle attività illecite. Per farsi capire da tutti, tra l’altro, la polacca aveva imparato e si esprimeva in dialetto cosentino. Michele Bruni, finito in manette stamattina dopo che ieri aveva ottenuto gli arresti domiciliari perchè detenuto per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, era stato arrestato nel luglio del 2009 dalla Squadra mobile di Cosenza dopo un lungo periodo di latitanza. All’epoca, tra l’altro, Bruni era inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi diramato dal Ministero dell’Interno.

CHI E’ BONAVENTURA LAMACCHIA
Bonaventura Lamacchia, l’ex deputato arrestato stamani nel corso dell’operazione antimafia condotta dalla Dda di Catanzaro a Cosenza ed eseguita da Polizia e Carabinieri, era stato eletto alla Camera dei deputati nel 1996 nella Circoscrizione della Calabria. È stato presidente del gruppo parlamentare di Rinnovamento Italiano (lista Dini). Nel 1999 aveva aderito all’Alleanza Popolare-Udeur di Mastella. Candidato alle europee nella lista Udeur, aveva riportato 8.030 voti di preferenza nella circoscrizione meridionale senza essere eletto. Lamacchia, anche ex presidente del Cosenza Calcio, tempo fa aveva anche riportato una condanna penale nell’ambito di un procedimento che lo vedeva imputato con altre persone per avere distratto, secondo l’accusa, somme di danaro da una società, la Edicom, per circa due miliardi di vecchie lire. Soldi che sarebbero dovuti confluire nell’attivo fallimentare e che invece erano stati destinati alla creazione di altre società. Lamacchia aveva patteggiato la pena.
Lamacchia era inserito nel racket delle pompe funebri, grazie ai suoi collegamenti con il titolare di una casa di cura di Cosenza, ed è accusato di tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose. L’ex parlamentare, in particolare, avrebbe fatto pressioni sul proprietario della casa di cura per fare in modo che il servizio di pompe funebri per le persone che morivano nella clinica fosse affidato ad un impresa che sarebbe stata collegata alla cosca Bruni della ‘ndrangheta. La Macchia è stato arrestato dalla Squadra mobile di Cosenza nella sua abitazione di Roma con la collaborazione della Questura della capitale.

LE PERSONE ARRESTATE
Michele Bruni, di 37 anni; la convivente, Edyta Kopaczynska (29), polacca; i fratelli Fabio e Luca Bruni, di 28 e 33 anni; Daniele La Manna (35); Carlo La Manna (43); Giuseppe Prosperoso (39); Luigi Naccarato (52); Romualdo Marsico (43); Umile Miceli (45); Bonaventura La Macchia (57); Ernesto La Macchia (56), medico, fratello di Bonaventura; Massimo Greco (28); Domenico Musolino (26); Andrea Gagliano (33); Vincenzo Perri (27); Massimiliano Lo Polito (28); Vincenzo Foggetti (43); Francesco Pino (22); Domenico Iaccino (26); Gabriele Pati (40); Emanuela Pagliuso, agli arresti domiciliari.
I carabinieri hanno arrestato Luigi Abruzzese (25), ai domiciliari; Giovanni Abruzzese (51); Mario Attanasio (38); Andrea Bruni (29); Franco Bruzzese (43); Domenico Falbo, nato a Rogliano (CS) cl.1987 destinato agli aresti domiciliari; Ernesto Foggetti (22); Fabio Foggetti (23); Pasqualino Gagliano (28), ai domiciliari; Carmine Gazzaruso (23); Antonio Iaccino (37); Cataldo Iaccino (26); Luciano Impieri (30); Luigi Morelli (52); Francesco Ripepi (31); Pasquale Ripepi (28); Francesco Giorgio Rocchetti (21); Luca Sabato (32); Maurizio Viola (44); Roberto Mandarino (44).
I due carabinieri arrestati sono Massimiliano Ercole, di 37 anni, di Cosenza, e Francesco Romano (34), di Napoli. A Salvatore Orabona, di 38 anni, è stato notificato un obbligo di firma.

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