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di PARIDE LEPORACEI due casi più clamorosi di cronaca giudiziaria della città di Potenza devono fare i conti con la magistratura della procura salernitana. Mi riferisco al delitto Claps e all’omicidio dei coniugi Gianfredi.
In una città tranquilla e governata da una cronaca nera più vicina alla Scandinavia che non al Meridione d’Italia due omicidi feroci aspettano una soluzione da troppo tempo. Da troppo tempo s’invoca verità e giustizia.
La soluzione del giallo di una giovinetta e di due fidanzati dipende da magistrati fuori dal territorio perché fango a valanga è stato versato in passato contro un magistrato locale accusato di ogni nefandezza. Vicenda antica e molto complessa.
In queste ore assistiamo al successo dei magistrati potentini che stanno mettendo nell’angolo due clan di piccoli proporzioni che rischiavano di far saltare la pace sociale della Basilicata. Un procuratore capo serio e capace coordina i suoi collaboratori con grande acume. E bene ha fatto a rispondere a qualche polemica che si agitava contro il suo ufficio accusandolo di inefficienza. Una microscopica sezione antimafia poggiata su due magistrati in questi mesi ha svolto un lavoro che merita grande apprezzamento. Quell’apprezzamento che non si è levato dalla politica locale che pilatescamente evita questa discussione. Tra Melfi e Potenza nessuno ha mostrato interesse a quello che accade. Eppure soprattutto a Melfi queste bande hanno ucciso e hanno tentato d’infiltrare economia e società. Molti hanno fatto finta di non vedere e di non sapere. Nel capoluogo c’è stato anche chi ha civettato con persone che è bene non frequentare e infatti ne paga anche qualche conseguenza d’immagine e persino giudiziaria.
Questo piccolo pool ha utilizzato nel miglior dei modi due collaboratori di giustizia. Carabinieri e polizia avevano già imboccato le piste giuste. Le dichiarazioni hanno fornito riscontri. La mafia del Vulture possiamo forse già considerla una questione storica e non solo di cronaca.
Quei magistrati, in indagine connesse, sono riusciti anche a capire quello che accadde a Potenza con questi clan eccitati ad imitar le gesta dei più feroci gruppi calabresi. E oggi sappiamo che Cossidente ordinò il feroce agguato di via Livorno. Vi sono piccole discordanze tra i due collaboratori rei confessi in ruoli differenti. Nella Giustizia del garbuglio e delle pandette questo fascicolo decisivo nella storia della città pende tra quelli che son sospesi a Salerno. Il pm Volpe, che si occupa del delitto Gianfredi e del caso Claps, è alle prese con l’omicidio del sindaco di Acciaroli. Un fatto gravissimo che giustamente ha un’attenzione nazionale. Ma quell’emergenza non può diventare scoglio per i nostri diritti di verità e giustizia. La procedura giudiziaria ha le sue regole e i suoi tempi. Ma qui e ora va risolto il delitto Gianfredi. Abbiamo memoria lunga. E non dimentichiamo Mai quello che accade. Siamo giornalisti. Giornalisti giornalisti.
Pochi mesi addietro in seguito alle indiscrezioni pubblicate dal nostro Quotidiano sulle rivelazioni del collaboratore D’Amato abbiamo ricevuto da parte di Libera e del suo leader don Cozzi accuse pesanti. Siamo stati accusati di mistificare i fatti. Quei fatti che oggi trovano riscontro giudiziario con richieste d’arresto. Siamo stati accusati addirittura di aver messo a repentaglio la vita di don Cozzi. Don Marcello in quell’occasione dichiarò di conoscere verità diverse da quelle sostenute da D’Amato e di averne parlato con i magistrati di Salerno. Quindi che accade a Salerno? Dove un collaboratore di ben altra natura, l’ambiguo Cappiello, in un passato non troppo recente riempì le carte di fatti inventati e mai accertati. Aspettiamo ulteriori riscontri sul delicato crinale che ha esposto alla colonna infame già troppe persone. Per cronaca, e non per spirito di polemica, osserviamo una distrazione di Libera che sull’operazione Gattopardo non commenta. Si prepara la grande adunata nazionale di marzo a Potenza e non interessa questo duro colpo alle uniche consorterie lucane?
A parlar di Cappiello e di Salerno si arriva anche al caso Claps. E anche qui quei magistrati hanno forse poco tempo per il gravissimo delitto di Potenza? Un luogo di culto resta chiuso e sottoposto a sequestro. Da Salerno non giungono notizie sul ritrovamento sospetto e sui sacerdoti che non sono mai riusciti a far comprendere chi e quando capì che nel sottotetto della Chiesa c’era il cadavere scomparso. Considerati porpora e incenso Bruno Vespa non allestirà mai il plastico della Santissima Trinità. Servono magistrati seri e determinati. Che a Salerno pur ci saranno ma forse sono distratti dalle faccende del territorio. Anche sul caso Claps quella procura indaga da troppi anni e le clamorose novità del 2010 non possiamo ascriverle ai loro successi. La procedura non lo consente ma il senso comune di una giustizia giusta vorrebbe che il serio procuratore della Repubblica di Potenza potesse occuparsene per dare risposte alla famiglia e ai cittadini di Potenza che vivono con dolore e costernazione il caso Claps.
Il guardasigilli e l’Anm ieri sono tornati a scontrarsi per le scarcerazione degli studenti teppisti a Roma. Potenza è lontana dal proscenio. Non ci sono pire da ardere né più grandi inquisitori da censurare. Ci sono giudici a Berlino. Per fortuna di tutti. La politica pensa in larga parte allo scranno e agli sgabelli. Manca di carattere. Magari lo ritroveranno se la Giustizia tornerà ad occuparsi di lor signori.

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