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di FRANCO CRISPINI
Il Cavaliere è ancora in sella. E’ sano e vegeto? Non si direbbe, ha riportato serie ammaccature. I tre soccorritori (e tra essi resteranno memorabili i sofismi di Scilipoti) non erano convinti di lui, quanto, non collimavano con i propri. Solo questo? Anche dell’altro, forse indicibile. Dattorno tutti a gongolare e lui a gonfiare il petto, anche ad accarezzare e sbaciucchiare un immaginario futuro alleato. Ma di quale tragicommedia stiamo parlando? Quella di un naufragio annunciato, di un salvataggio in extremis: tutti rimasti con un palmo di naso, e il recitante ancora lì, sempre lì, sulla scena, più baldanzoso, più sicuro di sé, a ridersela dei suoi supposti affondatori. Se qualcosa di serio si può vedere nella lunga e logorante campagna di abbattimento di un governo e di un sistema culminata nelle due giornate caotiche di votazioni e aggressioni nell’aula parlamentare, una bolgia infernale di incontenibili e furiosi tifoserie, questo è dato dalla immagine di un forte indebolimento di una maggioranza che veramente da ora in poi sta “sopra una polveriera”, per usare la lapidaria espressione del direttore di questo giornale, Matteo Cosenza. E difatti, nel chiedersi (“il Quotidiano” del 15 dicembre) “Che sorte avrà quella uscita ieri indenne per il rotto della cuffia dal voto delle Camere?”, Matteo Cosenza, nei piani del Cavaliere forte di quei voti bastevoli per stare in piedi ma tentennante, il quale progetta un “allargamento” della maggioranza, non sa vedere che tentativi che in tutti i casi rientrano nella arzigogolata “combinatoria” di cui è sempre capace la politica. “Al momento, scrive Matteo Cosenza, “l’unico cemento che in qualche modo funziona è l’antiberlusconismo, che ha anche una sua dignità ma che relega chi lo persegue in una posizione perenne di opposizione incapace anche per questo di rappresentare una convincente alternativa politica”. E certo fino a quando non si sarà in grado, a partire da un Pd liberatosi dal “cupio dissolvi finora praticato con indubbio successo”, di dare segni visibili di avere trovato cosa e chi contrapporre a Berlusconi, e soprattutto non si avrà l’orecchio adatto e pronto per i disagi enormi del nostro Paese, rispetto al cui malessere sono davvero “precari i proclami vittoriosi di queste ore”, tutto diventa più difficile ed è molto cinico liquidare la enorme protesta romana come dovuta soltanto a specialisti incendiari, certo da condannare, e non a infiltrati provocatori. Osserva e conclude opportunamente Matteo Cosenza a proposito di quel che di molto triste si agita nel nostro Paese e del significato e del peso da dare alla rivolta a Roma fuori dal Parlamento: “E’ una legge fisica: se in una pentola infili di tutto anche quando non può contenere più nulla, se è di creta finisce in mille cocci e se è di metallo diventa una polveriere”. Certo, si è passato il segno da gran lunga pezza, il Paese è stato lasciato marcire fino al limite di un tracollo che per fortuna non si è ancora avuto ma non certo per merito dei governi berlusconiani i quali se mai ne hanno stremato la tempra morale. Se finora il sistema berlusconiano sempre sostenuto da grandi successi e anche ora, dopo tanti errori, dopo sfregi permanenti apportati alla vita civile e democratica, in grado di reggere, di sopravvivere, sebbene logorato e striminzito, non trova niente che lo frantumi, che gli tolga tutti punti di forza, vorrà dire che l’opposizione dovrà correggere la direzioni dei suoi tiri. C’è uno scenario politico da tener fermo in cui il governo berlusconiano non potrà avere ormai vita lunga e tutto il sistema si sbriciolerà: che Berlusconi non possa contare su alleanze politiche ma soltanto su acquisti contrattati con singoli transfughi, che il Polo della Nazione, o come si chiamerà, guadagni una sua area più casiniana-rutelliana che compensi gli indebolimenti di Fini, che il Pd arrivi a “rifondarsi” anche con un Di Pietro “ridimensionato” e un Vendola generatore di idee e animatore di un progetto alternativo e, comunque, contenendo nei giusti limiti le intemperanze di un Renzi. Si riuscirà a non fare traballare questa impalcatura per tenervi dentro ben chiuso, senza più ossigeno il Cavaliere, ma anche convincendo la gente che si aprono serie possibilità di scelta per il bene del Paese? La vera alternativa non è soltanto quella che serve a far crollare il Cavaliere ma anche e forse soprattutto quella che sa indicare la strada del futuro.

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