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di GIANFRANCO DI SANTO* Il 14 dicembre scorso a Roma è stata scritta una delle pagine più buie di questi ultimi anni. Roma messa a ferro e fuoco da alcune migliaia di studenti che manifestavano in occasione della discussione della mozione di sfiducia nei confronti del Governo in carica, dove un mix di speranza, rassegnazione, rabbia, esasperazione, hanno innescato quegli atti di vandalismo che tutti noi abbiamo visto. Roma devastata dai teppisti che hanno trasformato il centro della città in un campo di battaglia. Auto in fiamme, scontri con le forze dell’ordine, blindati assaltati, vetrine in frantumi, esplosioni di bombe carta, l’odore dei lacrimogeni. Il bilancio della giornata di protesta contro la fiducia ottenuta dal Governo è di circa 90 feriti, la maggior parte rappresentanti delle Forze di Polizia e 20 fermati accusati di violenza, resistenza, devastazione e uso di armi improprie. Ma le avvisaglie che la protesta poteva essere più dura ci sono state prima davanti al Senato e poi nei pressi della Camera: dal corteo a più riprese si sono staccati non poche centinaia di studenti come affermato dai mass media ma ben 5mila dei 20mila manifestanti, un quarto dei manifestanti, che con il volto travisato da sciarpe e caschi hanno lanciato bottiglie, pietre, petardi contro i blindati delle forze dell’ordine. Ovunque passavano sfondavano le vetrate di banche, danneggiavano auto, sradicavano segnali stradali per poi usarli come ariete contro le vetrine. A via del Corso si sono scatenati con l’assalto a tre blindati della Guardia di Finanza a colpi di bottiglie, bastoni, pietre, si sono scagliati contro i finanzieri che erano a bordo, uno di loro in una foto è ritratto inginocchiato per terra, sopraffatto da alcuni ragazzi. Scene già viste negli anni ‘70 che si ripetono in un contesto storico profondamente diverso ma che provocano la stessa angoscia, anche il linguaggio è analogo così come gli obbiettivi, l’unica differenza che oggi quelle immagini le vediamo a colori allora erano trasmesse in bianco e nero. A distanza di 40 anni si è assistito all’innescarsi di una spirale di violenza che si ripete e che va assolutamente fermata prima che sia troppo tardi. L’unica sostanziale differenza è che all’epoca vi erano circa 140 sigle di estrema sinistra ed una decina di estrema destra, oggi vi sono i “Black block” come unico contenitore che raccoglie tutti dall’estrema destra all’estrema sinistra. Proprio come negli anni ‘70 anche allora la protesta degli studenti non trovò ascolto nel quadro politico di governo dell’epoca e la contestazione studentesca esplose come nessuno aveva previsto, nessuno riuscì a comprendere quel profondo malessere sociale accumulato negli anni ‘60 in cui la società del miracolo economico prometteva benessere a tutti sebbene non fosse in condizione di offrirlo. Tutto proprio come oggi ed è per questo motivo che il Capo della Polizia prefetto Manganelli ha dichiarato: «Le tensioni nel Paese sono in forte crescita ed in questo quadro di instabilità politica ed economica le forze del’ordine sono chiamate ad un improprio ruolo di supplenza.». Parole che hanno suscitato numerose polemiche ma che hanno centrato il problema. Da mesi ormai assistiamo in tutta Italia a pacifiche manifestazioni di piazza degli studenti e dei ricercatori contro la riforma dell’università ma , proprio come allora, la protesta degli studenti non ha trovato ascolto nel quadro politico di governo. Si deve assolutamente stroncare il rapporto tra la massa degli studenti e ricercatori che legittimamente manifestano e quelle poche migliaia di facinorosi che approfittano di queste manifestazioni di piazza per esprimere il massimo di violenza politica prima che sia troppo tardi, prima che qualcuno salti il fosso.
*Segretario Nazionale Anip Associazione nazionale ispettori, periti tecnici e direttivi e dirigenti della Polizia di Stato

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