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Notizie ai boss dei Lo Giudice in cambio di regali e denaro; un’accusa pesante quella della Dda di Reggio Calabria, che pesa sul capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Stracuzzi. I suoi colleghi del Ros di Reggio Calabria, sono andati a prenderlo a Livorno, dove era stato trasferito ad agosto scorso, dopo oltre dieci anni di lavoro in riva allo Stretto. L’uomo è stato inchiodato dalle dichiarazioni di due pentiti: il primo, Consolato Villani, affiliato del clan Lo Giudice che iniziò a parlare di lui in estate. Poche settimane dopo è stata la volta del boss della ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, che ha confermato le accuse del suo predecessore, spiegando tutta una serie di altri dettagli. Spadaro Tracuzzi, 51 anni, originario di Catanzaro, forniva informazioni al clan in cambio viaggi e vacanze, di abiti firmati e dell’uso di auto di lusso, Ferrari e Porsche Carrera e ad ogni occasione buona, si faceva pagare alberghi e voli aerei. Spadaro Stracuzzi teneva informati i boss sulle operazioni che stavano per scattare. Rivelava i nomi degli arrestati e li teneva aggiornati sulle inchieste che li riguardavano.

IL CAPITANO DOVEVA PIAZZARE UNA MICROSPIA MA SBAGLIO’
Emergono ulteriori particolari dalle indagini che hanno portato all’arresto del capitano dei carabinieri Spadaro Tracuzzi, il quale doveva piazzare una microspia nell’ufficio di un consigliere regionale della Calabria, ma sbagliò stanza e rischiò di essere scoperto dal collaboratore di un altro consigliere. Questo e altri particolari sono inseriti nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Saverio Spadaro Tracuzzi. L’ufficiale, all’inizio del 2008, insieme ad agenti della Dia di Reggio Calabria, su disposizione della magistratura, doveva sistemare una microspia nell’ufficio al Consiglio regionale del consigliere Pasquale Maria Tripodi, contrassegnata con il numero 509, ma invece si recò alla stanza 519 del consigliere Gianni Nucera e tentando di entrare mise in allarme un collaboratore del consigliere che era nell’ufficio.
Del fatto ne ha parlato anche Antonino Lo Giudice, boss dell’omonima cosca reggina e da due mesi divenuto collaboratore di giustizia. Secondo quanto ha riferito il pentito, Spadaro Tracuzzi gli disse che l’attività doveva essere svolta da tempo ma che c’erano state delle difficoltà tecniche per la difficoltà di trovare il budge per entrare a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale. Successivamente, ha riferito sempre Lo Giudice, il capitano gli disse che aveva risolto il problema e che aveva i contatti giusti.

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